Si placa, fuori dall'ospedale Alder Hey di Liverpool, la protesta dei sostenitori della battaglia dei genitori di Alfie Evans, Tom e Kate, contro la scelta di medici e giudici britannici di staccare la spina al piccolo, colpito da una grave patologia neurodegenerativa, ma rivelatosi poi capace di continuare a respirare a ormai oltre 3 giorni dal distacco dalla ventilazione assistita.
A chiedere uno stop è stato lo stesso papà Tom dopo aver visto i dottori e avviato un dialogo limitato alla possibilità di riportare il bimbo a casa. Una decisione al riguardo viene lasciata nelle ultime dichiarazioni di Tom Evans allo stesso staff ospedaliero.
Nel frattempo Tom ha scritto un post su Facebook per ringraziare i tanti sostenitori del cosiddetto 'Alfie's Army', ma anche per invitarli a un passo indietro e "a rispettare" il comunicato diffuso ieri sera dalla famiglia dopo i colloqui con i medici in cui si chiede a questo punto "privacy", e si sancisce una tregua con l'ospedale e la volontà di "collaborare per definire un piano che garantisca al nostro bambino dignità e confort".
"Si tratta di un caso tragico, che non lascia indifferenti. Ma per quanto riguarda il contesto legale, si tratta di un caso di sanità, quindi di competenza nazionale, e non c'è alcuna legge europea che possa essere coinvolta". Così una portavoce della Commissione europea spiega di non avere commenti da fare sul caso del piccolo Alfie Evans.