"Non mi hanno vaccinato per paura dell'autismo", "Avevo acquistato sul web un farmaco miracoloso", "Ho curato il cancro con il bicarbonato di sodio". Sono alcuni degli epitaffi che, sovrastati da una croce, campeggiano su altrettante lapidi nella campagna shock 'Una bufala ci seppellirà?' lanciata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) per combattere le bufale in tema di salute, soprattutto quelle che si diffondono tramite la rete.
"Diffidate delle bufale sul web. Chiedete sempre al medico" è l'invito che campeggia sui poster 6 metri x3 e sugli annunci stampa che la Fnomceo ha ideato e messo a disposizione degli Ordini provinciali per la pianificazione in affissione sul territorio e sulla stampa locale. Sono già più di trenta gli Ordini che hanno aderito. La campagna, presentata oggi, intende sensibilizzare l'opinione pubblica e combattere il fenomeno della diffusione delle fake news sulla salute tramite la rete. Un fenomeno preoccupante e in crescita, che mette a repentaglio la salute dei cittadini. E' una campagna che "in modo secco ed efficace, potremmo dire 'lapidario', mette in guardia dai pericoli delle false cure pubblicizzate in maniera allettante anche sul web - commenta il responsabile dell'Area Strategica della Comunicazione Fnomceo, Cosimo Nume".
In Italia, secondo gli ultimi dati Censis-Assosalute, sono 8,8 milioni ogni anno le vittime di fake news in materia di salute, mentre 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate in rete. E' l'allarme lanciato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri Fnomceo in occasione della presentazione della campagna 'Una bufala ci seppellirà'.
Inoltre, sono 15 milioni gli italiani che in caso di piccoli disturbi cercano informazioni sul web. Un atteggiamento pericoloso, che è sempre più diffuso tra i giovani: il 36,9% dei Millennials usa infatti autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi. Il problema, avverte la Fnomceo è che le fonti di informazione sul web non sempre sono autorevoli: nel 17% dei casi si tratta di siti web generici sulla salute e nel 2,4% di social network; solo nel 6% si tratta di siti istituzionali. Tuttavia, il 69% degli italiani vorrebbe trovare sul web informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci.