Le persone individualiste sono più felici, le persone equanimi che si affliggono per torti subiti dagli altri, insomma che hanno un orientamento pro sociale (a favore della società), sembrano più a rischio di depressione.
Lo suggerisce una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Human Behavior e condotta presso l'università Tamagawa di Tokyo da Masahiko Haruno.
L'esperto ha coinvolto un gruppo di giovani adulti (under-30) ed ha innanzitutto diviso il campione in due sottogruppi: da una parte coloro che hanno un atteggiamento prosociale (caratterizzati da un profilo di attività cerebrale molto preciso e quindi riconoscibili con una risonanza magnetica), dall'altra gli individualisti. I primi, quando sono testimoni di un torto subito da altri, (anche quando il torto si traduce per loro stessi in un vantaggio economico), attivano regioni neurali legate a stress e paura (amigdala in primis), segno che sono profondamente infastiditi dalle ingiustizie. Gli altri attivano queste regioni solo quando sono loro stessi in prima persona a subire un torto, non quando l'ingiustizia ricade sugli altri ed è a loro favore.
Dopo aver operato questa suddivisione i ricercatori hanno sottoposto l'intero campione a un questionario di misura della depressione clinica (chiamato scala Beck). The Beck misura sintomi di depressione clinica intervenuti nelle due settimane precedenti la somministrazione del questionario.
Ebbene è emerso che le persone con indole prosociale, contente di fronte a condizioni di equità (ad esempio economiche) totalizzano un punteggio 'maggiore' su questa scala quindi hanno un rischio maggiore di aver fatto esperienza di depressione nelle due settimane precedenti rispetto agli individualisti. Ciò resta vero anche a lungo termine, cioè anche se la stessa scala Beck viene riutilizzata sullo stesso campione a un anno di distanza dalla prima prova. (ANSA).