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Pronta la prima mappa cellulare della placenta

Pronta la prima mappa cellulare della placenta

Farà luce sulle prime fasi della gravidanza

15 novembre 2018, 09:44

Redazione ANSA

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Le cellule materne e fetali nella placenta dialogano tra loro per imparare a coesistere (fonte: Judith Bulmer, Newcastle University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le cellule materne e fetali nella placenta dialogano tra loro per imparare a coesistere (fonte: Judith Bulmer, Newcastle University) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le cellule materne e fetali nella placenta dialogano tra loro per imparare a coesistere (fonte: Judith Bulmer, Newcastle University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

È pronta la prima mappa cellulare della placenta: comprende oltre 70.000 cellule che permetteranno di fare finalmente luce sulle prime fasi della gravidanza, ancora oscure, e di capire il dialogo tra placenta e utero, il cui malfunzionamento è all’origine di molti aborti spontanei. L’atlante, pubblicato sulla rivista Nature, è stato realizzato grazie ad una ricerca guidata dall’Istituto Wellcome Sanger di Cambridge e ha scoperto diversi fattori che contribuiscono a mantenere un ambiente vitale stabile necessario per portare avanti con successo una gravidanza.

Durante le prime fasi, la placenta fetale si impianta nell’utero e alcune cellule di entrambi si mescolano: questo “dialogo” è di fondamentale importanza per il proseguimento della gravidanza, eppure si conosce ancora pochissimo delle interazioni fra queste cellule. Ora i ricercatori guidati da Roser Vento-Tormo e Mirjana Efremova hanno cominciato a svelare i meccanismi alla base delle interazioni: hanno analizzato il corredo completo delle molecole di Rna che controllano l’espressione dei geni, il cosiddetto trascrittoma, di oltre 70.000 cellule della placenta tra le 6 e le 14 settimane, insieme a cellule del sangue materno e cellule dell’utero.

I ricercatori hanno poi utilizzato i dati ottenuti per sviluppare un nuovo strumento statistico chiamato “CellPhone”, in grado di prevedere come le cellule interagiscono tra loro all’interfaccia placenta-utero. In particolare sono riusciti a chiarire il rapporto con il sistema immunitario della madre, che nel primo trimestre dopo il concepimento a volte risponde troppo intensamente alla presenza estranea del feto provocando aborti spontanei.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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