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Onde gravitazionali, catturati 4 nuovi possibili segnali

Onde gravitazionali, catturati 4 nuovi possibili segnali

Grazie a Ligo e Virgo, fermento tra fisici e astronomi

29 aprile 2019, 14:32

Redazione ANSA

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Rappresentazione grafica dell 'onda gravitazionale generata dalla fusione di due buchi neri (fonte: T. Pyle/LIGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione grafica dell 'onda gravitazionale generata dalla fusione di due buchi neri (fonte: T. Pyle/LIGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione grafica dell 'onda gravitazionale generata dalla fusione di due buchi neri (fonte: T. Pyle/LIGO) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quattro nuovi 'cinguettii' dall'universo, probabilmente generati da onde gravitazionali, sono stati intercettati ad aprile dopo la riaccensione dei rivelatori Ligo e Virgo negli Stati Uniti e in Italia: i primi tre segnali sembrerebbero riconducibili alla fusione di buchi neri, mentre l'ultimo segnale, catturato il 25 aprile, sta suscitando grande fermento tra gli astronomi perché sembrerebbe provocato dalla collisione di due stelle di neutroni.

Se confermato, questo evento potrebbe rivelarsi una miniera di informazioni come quello che nel 2017 ha permesso l'osservazione della controparte visibile di una sorgente di onde gravitazionali aprendo le porte alla nuova astronomia multimessaggera. La notizia, anticipata su Twitter della collaborazione Ligo della National Science Foundation, è confermata anche dal fisico Giovanni Prodi, dell'Università di Trento e associato all'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), nonché coordinatore dell'analisi dati dell'osservatorio europeo Virgo a Cascina.

"I segnali che abbiamo captato sembrano molto convincenti, ma è troppo presto per fare annunci, perché sono ancora in corso le verifiche che richiederanno qualche mese". L'ultimo segnale intercettato il 25 aprile "sarà quello più difficile da ricostruire - spiega Prodi - perché il fenomeno è stato osservato solo da due rivelatori, mentre il terzo non era in funzione: al momento abbiamo dato agli astronomi informazioni piuttosto vaghe sulla posizione nel cielo e sulla distanza a cui sarebbe avvenuto l'evento, ma contiamo di affinare i dati nei prossimi giorni".

Per ora sembra che la sorgente del segnale sia più debole e lontana di quella individuata nel 2017, e per questo trovarla sarà una sfida ancora più ardua: "la volta scorsa gli astronomi dovettero vagliare una cinquantina di galassie che potevano ospitare l'evento, mentre stavolta saranno migliaia". Probabilmente martedì ci sarà già una prima comunicazione ufficiale, "perché si chiude il primo mese di raccolta dati ed è tempo di fare bilanci".

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