Negli ultimi 10 anni i fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi, pari al 20%. E' quanto emerge dal documento promosso dalla Commissione Europea, la cui pubblicazione e' prevista in marzo. "Siamo al limite del collasso", ha detto all'ANSA Mario Pianta, docente di Economia Politica all'Universita' Roma Tre, che ha collaborato alla stesura del rapporto.
I dati sono ripresi anche dalla rivista Nature sul suo sito, nel quale si rileva inoltre come la ricerca scientifica sia completamente esclusa dal dibattito elettorale e che i ricercatori temano ulteriori tagli di budget, qualunque possa essere l'esito delle consultazioni.
Sempre negli ultimi 10 anni, si legge nel documento, il budget delle universita' italiane e' calato di circa un quinto, con una perdita pari a un milione di euro. Si sono ridotti inoltre sia il numero dei docenti nelle universita' (-20%) sia il finanziamento degli enti pubblici di ricerca (-9% in termini reali). La spesa pubblica per il settore dell'istruzione universitaria e' ferma allo 0,4% del Pil, al di sotto della media europea, che e' dello 0,7%.
"I numeri ci dicono - spiega Pianta, autore del rapporto insieme con Leopoldo Nascia dell'Istat e Lorenzo Isella della Commissione Europea - che l'Italia in questi ultimi 10 anni di crisi ha perso gravemente attivita' economiche, industriali e di ricerca, ed e' andata indietro nell'innovazione e nella ricerca pubblica, in particolare con i tagli ai finanziamenti e al personale delle università. Adesso c'e' stato un piccolo rimbalzo con le ultime misure del Governo come gli incentivi all'industria 4.0, ai macchinari e quelli ai soggetti di ricerca, pero' siamo ancora sostanzialmente sotto del 20% rispetto al livello di prima della crisi. E c'e' questa fuga di cervelli che ha una scala molto preoccupante".
Il rapporto in effetti valuta, sebbene manchino stime ufficiali, che siano circa 50 mila i ricercatori italiani gia' occupati all'estero. Per invertire la tendenza e attirare studiosi dall'estero, il Programma nazionale per la ricerca del quinquennio 2015-2020 prevede tre finanziamenti di circa 520 milioni di euro nel periodo 2017-2020.
"E' necessario quindi - conclude Pianta - alzare significativamente la spesa, darsi nuovi strumenti di governo e collegare questo con le politiche industriali per creare nuova produzione e nuova occupazione qualificata". Sempre Nature nei giorni scorsi ha pubblicato la petizione di un gruppo di 69 scienziati italiani che invita i candidati alle elezioni a portare i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. La petizione ha raggiunto le 200.000 firme.
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