- MILANO - Aprire un tavolo con la Commissione europea per rivedere le norme sull'importazione di riso dagli Stati extra comunitari. È la richiesta dei Paesi europei produttori di riso (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria) che ieri si sono riuniti a Milano, in quello che è stato un G7 dei maggiori produttori della Ue, per stilare un documento di richieste rivolto alla Commissione europea. Insieme a loro anche i rappresentanti dei ministeri dell'Agricoltura dei rispettivi Paesi. I coltivatori e i trasformatori di riso chiedono prima di tutto una revisione delle politiche di importazione che hanno portato ad una situazione di squilibrio sul mercato europeo dove, il consumo di riso è coperto ormai per il 50 per cento da prodotto di importazione che, per i due terzi, non paga dazi. Si tratta perlopiù di riso qualità indica proveniente dalla Cambogia che, in quanto Paese meno avanzato non paga dazi di importazione. Questa qualità di riso viene coltivata anche in Europa dagli anni 90 ma la superficie coltivata è crollata del 40 per cento creando uno squilibrio di mercato. "Chiediamo che ci siano delle barriere, giuridiche o fito-sanitarie - ha spiegato il presidente dell'Ente nazionali risi, Paolo Carrà -.
Abbiamo stimato che con questa situazione arriveremo al 31 agosto di quest'anno con oltre 500 mila tonnellate di stock di riso lavorato invenduto, si tratta del 30 per cento della produzione Ue". Nel documento da consegnare alla Commissione europea i Paesi produttori chiedono anche di rimuovere gli ostacoli che impediscono l'applicazione della clausola di salvaguardia nei confronti delle importazioni dei Paesi meno avanzati, oltre che di fissare regole reciproche tra gli Stati membri Ue e Paesi terzi nell'ambito fito sanitario, commerciale, per favorire un mercato trasparente nel rispetto dei diritti sociali e dei lavoratori.