E' a rischio la tracciabilità e la qualità della filiera della pasta, perché in oltre la metà delle superfici coltivate a frumento duro viene utilizzato seme non certificato. A lanciare l'allarme è Assosementi, l'associazione che rappresenta le aziende sementiere italiane, in occasione di From Seed to Pasta, il congresso internazionale dedicato alla filiera grano-pasta in programma a Bologna fino al 21 settembre.
"Per garantire ai consumatori la costante qualità della pasta - ha dichiarato il presidente della Sezione Cereali di Assosementi, Franco Brazzabeni - occorre partire dal seme certificato, strumento indispensabile per valorizzare produzioni ad alto valore aggiunto, garantire la salubrità del prodotto e prevenire il rischio dello sviluppo di micotossine. Tracciare la filiera senza partire dal seme significa mettere in piedi un sistema incompleto, perché privo dell'elemento iniziale, quello che dà origine al prodotto alimentare e da cui trae molte delle sue caratteristiche".
Tra alcuni agricoltori, fa sapere Assosmenti, si sta diffondendo la falsa convinzione che l'impiego di seme non certificato permette un risparmio significativo nei costi di produzione. In realtà, il costo non incide per più di un 2% sulle spese di produzione sostenute dall'agricoltore per ogni ettaro, un esborso ampiamente compensato dai vantaggi produttivi e qualitativi garantiti. Secondo il presidente è fondamentale la collaborazione lungo tutta la filiera, punto di partenza per risolvere le criticità del settore cerealicolo.