ROMA - Il Venerdì Santo gli italiani mangiano pesce ma potrà accadere ancora per poco. Secondo un recente rapporto della Commissione Europea, infatti, l'87% degli stock ittici mediterranei è a rischio, essendo sottoposto ad una pesca eccessiva che sta svuotando il mare. A ricordarlo è il MedReAct, organizzazione per il recupero della biodiversità marina nel Mediterraneo: Precisa anche che il 50% del pesce italiano proviene dall'Adriatico, un tratto di mare a forte sfruttamento ormai da decenni, aggravato da inquinamento e cambiamenti climatici.
Per contrastare lo svuotamento dei mari, la ricetta del MedReact sono le aree di restrizione alla pesca, dove i pesci possono riprodursi e crescere per ripopolarsi. Del resto dove questo è stato fatto sono gli stessi pescatori a confermare l'aumento delle catture al di fuori delle riserve. Un ottimo esempio è la Fossa di Pomo in centro Adriatico dove, da poco più di un anno, è stata istituita una Zona di restrizione alla pesca (Fishery Restricted Area), che ha portato ad un sensibile aumento delle catture di nasello nelle aree limitrofe.
"Considerato il risultato positivo di questa chiusura - dice Domitilla Senni di MedReAct e coordinatrice della campagna internazionale Adriatic Recovery Project - la politica italiana dovrebbe avere il coraggio di creare una Zona di restrizione anche nel canale di Otranto dove, oltre a importanti habitat per le specie ittiche si trovano anche coralli bianchi di profondità e colonie del rarissimo corallo bamboo".