(Di Pier David Malloni)
ROMA - Contrariamente a quanto affermano le case produttrici, una tassa che aumenta il prezzo delle bibite gassate sembra scoraggiare i consumi. L'esperienza del Messico, uno dei primi paesi ad applicare la tassa, mostra che nei primi due anni le vendite calano, e proprio nella fascia di popolazione più a rischio obesità, quella con condizioni socioeconomiche più basse.
Lo studio dell'università del North Carolina, pubblicato da Health Affairs, ha analizzato gli effetti della tassa da un peso (circa 5 centesimi) al litro istituita per tutte le bibite zuccherate nel 2014, sulla base dei dati di quasi 7mila punti vendita. In totale le vendite sono calate del 5,5% nel primo anno di applicazione rispetto all'anno precedente, e la tendenza si è confermata nel secondo, con un calo totale del 9,7%. La diminuzione dei consumi, spiegano gli esperti, riguarda soprattutto la fascia più bassa economicamente, quella che ha i consumi maggiori e anche il rischio più alto di obesità.
"Lo studio sembra suggerire che il consumo di bibite zuccherate segue un andamento simile ad altri prodotti che tradizionalmente creano dipendenza, come sigarette e alcol - scrivono gli autori -. Come nel caso del tabacco vediamo un effetto per cui le persone sono sempre più disabituate all'uso delle bibite".
Lo studio è stato subito contestato dalle aziende produttrici statunitensi, riporta il New York Times, che hanno sottolineato in un comunicato che nel paese non sono stati osservati i tassi di diminuzione dell'obesità che gli esperti si aspettavano come conseguenza del calo dei consumi. Nonostante le critiche molte città negli Usa stanno seguendo l'esempio messicano, dalla California all'Illinois. Particolarmente interessante è l'esempio di Philadelphia, che ha introdotto la tassa destinando i proventi agli asili nido cittadini, e più in generale al settore dell'educazione.
Anche l'Oms, in diversi documenti, ha messo l'aumento dei prezzi fra le misure da prendere per scoraggiare i consumi, sottolineando come le bibite aumentino il rischio di obesità, diabete di tipo 2 e problemi ai denti. "Politiche fiscali che portino ad un aumento di almeno il 20% del prezzo delle bibite gassate per i consumatori - scrive ad esempio l'organizzazione in un rapporto dedicato pubblicato lo scorso ottobre - potrebbero portare a una riduzione proporzionale del consumo di questi prodotti".