(di Angelo Di Mambro)
BRUXELLES - Dopo oltre tre anni di dibattito e mesi di limature sul testo, è arrivato un sofferto via libera dai paesi Ue al nuovo regolamento su produzione ed etichettatura di prodotti biologici. Nel voto odierno del Comitato permanente agricoltura, tre Paesi si sono astenuti (Belgio, Germania e Ungheria) e ben sei hanno votato contro (Cipro, Lituania, Finlandia, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia), con l'accordo di compromesso tra le istituzioni Ue raggiunto a fine giugno che è stato adottato per un soffio.
Perché le nuove norme siano applicabili dal 2021, serve però ancora l'ok degli eurodeputati della commissione agricoltura, che mercoledì voteranno sul compromesso. "Contiamo su un'ampia maggioranza" a sostegno della riforma, assicura José Bové dei Verdi europei, il gruppo politico a cui appartiene l'europarlamentare relatore della riforma. Le delegazioni dei gruppi politici sono a lavoro, ma ci si aspetta una maggioranza ristretta.
La mancanza di un consenso ampio non è un fatto nuovo per una riforma che dal 2014, ossia da quando fu presentata per la prima volta dall'allora commissario all'agricoltura Dacian Ciolos, crea divisioni. Tanto che nel 2015, la Commissione Juncker insediata da pochi mesi aveva inserito la riforma del biologico nell'elenco delle proposte da ritirare. Ma il 'no' del Parlamento europeo ha spinto tutti a continuare. Alcune proposte, come la certificazione di gruppo per ridurre i costi per le piccole aziende, non hanno mai scatenato polemiche. Altre, però, si sono rivelate ostacoli insuperabili.
Come la soglia di decertificazione automatica per la contaminazione accidentale da pesticidi, già in vigore in Italia e che la Commissione avrebbe voluto estendere a tutta l'Ue. Nel compromesso finale, la norma che avrebbe stabilito che un prodotto con tracce di pesticidi non autorizzati nel biologico non avrebbe potuto essere certificato come tale, è diventata legittimazione dello status quo (i Paesi che hanno la soglia possono mantenerla, ma non bloccare prodotti da Paesi senza soglia) e un primo, condizionato, obbligo per le autorità nazionali a indagare.
In sostanza, se ne riparlerà nel 2025 dopo la presentazione di un rapporto da parte della Commissione europea. Anche la svolta nei criteri di importazione dai Paesi terzi, che passano dal principio di equivalenza a quello di conformità agli standard europei, ha sollevato critiche da parte degli importatori del settore biologico. Per quanto riguarda i controlli, saranno a carico delle autorità nazionali, non annunciati e obbligatori una volta l'anno, ma per i produttori in regola dopo tre anni consecutivi i Paesi possono decidere di ridurli a una volta ogni due anni. Misura che per alcuni significa troppa burocrazia, per altri invece pone le premesse per un aumento delle frodi.