(ANSA) - "Tre anni fa, il 13 luglio del 2015, in un'estate caldissima, nelle campagne di Andria moriva Paola Clemente. Era bracciante, lavorava in modo disumano per pochi euro l'ora. Un anno dopo, il 18 ottobre del 2016, la Camera approvava definitivamente la legge per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura, dedicandola idealmente a lei e a tutti coloro, uomini e donne, italiani e migranti, costretti a lavorare, in agricoltura e non solo, sotto caporale e con paghe da fame. Maggiori garanzie per la tutela della dignità dei lavoratori, innovazioni concrete sul lato penale per alzare il livello del contrasto, rafforzamento delle misure a favore delle imprese agricole in regola e della rete agricola del lavoro di qualità, rafforzamento degli strumenti di contrasto civili e penali, come la confisca dei patrimoni: questo dice la norma. Un passo in avanti cruciale dimostratosi fondamentale per le azioni delle forze dell'ordine e della magistratura, e che fa parte del patrimonio sociale e civile del nostro Paese perché dice che un'altra agricoltura è possibile ed è un'agricoltura fatta di qualità, dignità, rispetto del lavoro, eccellenza delle produzioni e dei prodotti, qualità della filiera". Lo dice la senatrice Teresa Bellanova, capogruppo del Pd nella Commissione Attività produttive.
"Questa è la traccia - prosegue Bellanova - che anche l'attuale governo dovrebbe perseguire e rafforzare. Perché l'illegalità non vale più della vita delle persone e perché la qualità in agricoltura deve significare qualità e tutela del lavoro. Per questo, nel nome di Paola Clemente e delle vittime di caporalato in tutti i settori, diciamo 'no' a chi oggi attenta in ogni modo a quella legge e 'no' a chi, estendendo l'utilizzo dei voucher in agricoltura per tutti i lavoratori stagionali, oltre le categorie per cui già sono previsti, attenta alla previdenza agricola e alle tutele per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici".