- FIRENZE - In Toscana, nel 2017, a causa della gelata di fine aprile e poi della grande siccità, la resa del miele sarà del 30% rispetto alla media nazionale, con raccolti prossimi allo zero nei territori da sempre più vocati d'Italia, come l'area di Montalcino e tutto il territorio toscano che, in situazioni di normalità, rappresenta il 10 % della produzione nazionale (media di 23.000 quintali). Sono alcuni dei dati su cui si discuterà dall'otto al dieci settembre a Montalcino (Siena), in occasione degli Stati generali dell'apicoltura organizzati da Asga ((Associazione Senese Grossetana Apicoltori) in collaborazione con le associazioni apistiche della Toscana. Alcune varietà di miele vedranno la loro produzione azzerarsi. Il miele di sulla, per esempio, per via della siccità, non è stato raccolto. Le medie del girasole sono vicine allo zero perché le rese sono state insignificanti. Il miele di tiglio non si è potuto raccogliere (è stato fatto un po' di millefiori con prevalenza di melata, in media 5-6 kg/alveare).
Malissimo anche l'erba medica e tutti i millefiori che forniscono del nettare nella stagione estiva. In Toscana sono 4657 gli apicoltori con sede legale nella regione. Di questi, il 40% sono aziende che commercializzano la propria produzione. Il totale degli alveari presenti in anagrafe sono ad oggi 98.172 (di cui il 73% è detenuto dagli apicoltori che producono per la commercializzazione del prodotto). "Sono dati riferiti a luglio - spiega Michele Valleri dell'Osservatorio nazionale del miele - ma dopo quel mese non si è aggiunto niente. Qualcosina nella zona di Monteaperti, ma si parla di 3 kg a famiglia. La gelata di fine aprile ha rovinato le piante di acacia e la fioritura, poi la siccità unita al gran caldo ha fatto il resto". In questo anno c'è una varietà che si salva, il castagno. Affetto di recente dal cinipide, adesso sta guarendo e la produzione di miele, in alcune zone in montagna, si è salvata.