ROMA - La nuova Pac prevede che si possano usare varietà resistenti per produzioni di vino Doc dei singoli Paesi membri Ue, ma serve consenso politico e portare i consumatori verso posizioni favorevoli sull'innovazione e reale sostenibilità. Lo ha detto Attilio Scienza, professore di viticoltura dell'Università di Milano, intervenuto all'incontro su "Mercati del vino e innovazioni in vigna" promosso a Roma dal Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti, coordinato dall'enologo Riccardo Cotarella. '' Si tratta di incroci che già sono state attuate nella frutta e negli ortaggi. Nessuno mangia le fragole come erano 200 anni fa ma solo il vino - ha lamentato Scienza - è fermo. E il via libera ai vitigni resistenti, su cui stanno lavorando numerosi centri di ricerca europei e Udine per l'Italia, è tema politico più che scientifico. Intanto la ricerca ha identificato - ha annunciato Scienza - ben 370 varietà resistenti''.
Secondo l'esperto di viticoltura ''siamo sul crinale di una decisione: il futuro non sarà più legato a vecchie varietà di uve e a vecchi porta-innesti. Abbiamo bisogno di una reazione di prospettiva sui cambiamenti climatici e di sconfiggere il pregiudizio dei consumatori che, per paura, si fa paladino della sostenibilità di facciata, come quella a favore dei trattamenti col rame che è il veleno più potente contro la vita biologica.
L'Unione europea ha messo restrizioni sul rame per i prossimi cinque anni. Ma bisogna non fermarsi a guardare al passato. Il futuro del vino italiano è innovazione tecnica, genetica e tecnologica, con nuovi portainnesti e nuove varietà tolleranti, e poi sensori, droni, satelliti''.