"La richiesta di dimissioni da parte della Lega Nord avviene più volte al giorno tutti i giorni, non mi pare una novità politica. La Camera dei deputati ha bocciato una mozione votata da Grillo, Salvini e Vendola, seppellendola con 367 no tre giorni fa". Così il ministro degli Interni, Angelino Alfano, commentando, a margine di un incontro alla fondazione Adenauer, la richiesta di dimissioni da titolare del Viminale, avanzata dalla Lega Nord dopo l'aggressione subita ieri a Bologna da Matteo Salvini.
Che l'aria intorno alla presenza di Matteo Salvini al campo nomadi di via Erbosa a Bologna non fosse tranquilla lo si poteva immaginare. Certo nessuno si sarebbe aspettato di vedere l'auto del segretario della Lega Nord assalita con calci e pugni mentre due manifestanti venivano travolti nella fuga. Alla fine la tanto criticata visita non c'è stata, ma questo primo appuntamento elettorale in Emilia-Romagna per lanciare Alan Fabbri nella corsa alla presidenza non è comunque passato inosservato. "Hanno distrutto la nostra macchina - ha scritto Salvini a caldo su Facebook - prima ancora che ci avvicinassimo al campo rom. Noi stiamo bene. Bastardi".
Tutto è avvenuto ad alcune centinaia di metri dal campo presidiato su entrambi gli ingressi da un cordone di forze dell'ordine in assetto antisommossa e circondato da una cinquantina di manifestanti delle realtà antagoniste bolognesi, che già in mattinata avevano avuto un acceso diverbio con alcuni militanti leghisti. Salvini aveva infatti dato appuntamento alla stampa, in un vicino parcheggio. E lì è arrivato in auto, senza alcuna protezione, insieme a Fabbri e al consigliere comunale Lucia Borgonzoni, che alcuni giorni fa era stata schiaffeggiata in quello stesso campo.
Proprio l'assenza degli agenti all'arrivo di Salvini, spiega in serata la Questura, è dovuta ad una mancata informazione per 50 minuti, da parte dello staff del leader del Carroccio, dei suoi spostamenti alla Questura, che avrebbe dovuto prendere in carico il leader del Carroccio al casello autostradale. Dopo alcuni minuti dall'arrivo del segretario, mentre valutava se fosse il caso o meno di visitare il campo, un gruppo di manifestanti - allontanatosi dal presidio - si è avvicinato di corsa urlando "vergogna, assassino".
Salvini è così rientrato velocemente in auto. Due manifestanti si sono messi davanti alla vettura e altri l'hanno circondata colpendola più volte. A questo punto l'autista ha accelerato bruscamente, investendo i due. Mentre l'auto rincorsa dai manifestanti usciva dal parcheggio, è stata nuovamente colpita: il lunotto posteriore è andato in frantumi e sono tante le ammaccature su cofano e parabrezza. Per questi fatti sono stati già identificati in tre.
Poi, al termine delle contestazioni alle porte del campo rom, è stato aggredito un cronista del Carlino, preso a calci e spintonato da una quindicina di persone: si è rotto un gomito. "Questa non è politica - ha detto l'eurodeputato nella conferenza stampa convocata subito dopo in un vicino hotel - il problema sono loro. Sono dei violenti. Denunceremo tutti quanti, alcuni mi dicono essere conosciuti dalle forze dell'ordine: spero paghino e finiscano in galera". Diversa la versione di uno dei ragazzi travolti, per cui la violenza sarebbe scattata come reazione all'investimento. L'episodio divide la politica con la Lega che condanna l'episodio, una condanna unanime anche se dal Pd ad Ncd si mette in evidenza la natura provocatoria dell'iniziativa leghista. Se il presidente della Lombardia ed ex segretario del Carroccio, Roberto Maroni, ha chiesto spiegazioni ad Angelino Alfano sull'accaduto, è lo stesso ministro dell'Interno, dopo aver sostenuto che Maroni, da ex omologo, "dovrebbe sapere come funzionano le scorte", a condannare "ogni forma di violenza: lavoriamo per difendere tutte le donne e gli uomini delle istituzioni". Intanto, il tour elettorale di Salvini e del candidato Fabbri continua. Domani sarà in Romagna. Lunedì, tornerà nel bolognese. E l'appuntamento con il campo Sinti è solo rinviato perché, ha detto, "io in questo campo, ci torno".
"Quello che è successo ieri - ha detto Salvini il giorno dopo - non è politica, è delinquenza. Ci è andata bene, ma non ci spaventano. La campagna elettorale va avanti. Quella non è Bologna, e noi a Bologna torneremo, perché migliaia di bolognesi ci hanno invitati a tornare. Provocazione? La provocazione è il fatto che i bolognesi paghino da anni le bollette ai campi nomadi"