Nell'ambito delle indagini in corso sull'uccisione di Gaia Molinari in Brasile, le autorità locali hanno arrestato in quanto "sospetta" Miriam Franca, una ragazza di Rio de Janeiro con cui Gaia si era recata pochi giorni prima di Natale a Jericoacoara, dove è stata uccisa. Lo rendono noto i media locali.
Nelle dichiarazioni rese agli investigatori da parte di Miriam Franca ci sono state delle "contraddizioni": lo precisano all'ANSA fonti italiane, dopo l'arresto dell'amica brasiliana della ragazza piacentina uccisa a Jericoacoara. Le autorità, precisano le fonti, intendono compiere delle "verifiche, vogliono vedere più chiaro" quanto da lei riferito.
"Quando Gaia tornerà a casa faremo una festa con tutti i suoi amici e con la musica dei Pink Floyd, che le piaceva tanto. Vorrei che la sua morte avesse un senso, vorrei darle un significato 'buono', pieno di quella 'luce dell'anima' che lei disseminava a chi le era vicino". Valentina Carraro parla così, in un colloquio con il quotidiano piacentino 'Libertà', della figlia uccisa il giorno di Natale in Brasile, a 300 km da Fortaleza. "Gaia - ricorda la mamma - era sempre in giro per il mondo, prima per studiare, poi per lavoro, infine per questo volontariato umanitario che era diventato la ragione della sua vita. Era in Brasile con un progetto internazionale di aiuto, prima era stata a San Paolo ad insegnare l'inglese ai bambini delle favelas, poi a Fortaleza. Aiutando questi bambini aveva completato un suo percorso spirituale importante. Nell'imminenza del Natale aveva deciso di andare con un'amica brasiliana in vacanza a Jerocoacoara, una spiaggia naturalista molto bella. Ne avevamo parlato il giorno prima della sua morte, mi aveva contattato su Skype e poi al telefono. Mi raccontava in che luogo meraviglioso si trovava, voleva aprire con me un bed & breakfast e immaginava già di portarci anche il nonno, mio papà, per cucinare e il suo fratellino per fare windsurf". "Grazie a Gaia - aggiunge la mamma - sono nata tre volte: la prima quando l'ho messa al mondo e mi sono sentita per la prima volta veramente donna; la seconda quando ha avuto un serio problema di salute e l'ho aiutata a superarlo sentendomi vicina a lei come mai prima; la terza, purtroppo, quando me l'hanno portata via, perchè ho scoperto quanto amore e quanta 'luce' mia figlia aveva seminato in giro per il mondo".
Gli amici di Gaia hanno promosso su Facebook un album fotografico con le sue immagini più belle. "Intanto vogliamo ricordarla così, siamo in contatto con la famiglia e attendiamo di capire quando la salma verrà riportata in Italia. Saranno tempi piuttosto lunghi, immaginiamo, ma quando tornerà noi ci saremo", commenta un'amica all'emittente piacentina Radio Sound 95. "Si sentiva di essere in questa vita - aggiunge - per fare del bene agli altri e aveva deciso che i bambini disagiati avessero bisogno di lei. Era partita con la convinzione di riuscirci e sono convinta che abbia portato loro il suo sorriso, quello che faceva la differenza. Si era convinta che il Brasile fosse solo la prima meta di un lungo viaggio. Poi piano piano sarebbero arrivate le altre. Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a quei viaggi. Era la sua prima esperienza da volontaria con una Ong". Tra un viaggio e l'altro Gaia - che da qualche tempo viveva e lavorava a Parigi - tornava in Valdarda, dove aveva gli amici. Nel piacentino abitano anche i genitori. Ma il discorso del volontariato è nato a poco a poco: "si è resa conto che c'era altro oltre al discorso puramente economico, aveva cercato di lavorare per aziende che si occupavano anche di equosolidale. Voleva fare del bene agli altri, nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Gaia era pura luce, una persona speciale, immensa, aveva un dono: quello di contagiare tutti con il suo entusiasmo, la sua voglia di vivere. Era estremamente positiva. Riuscire a descrivere quello che lei era come amica a parole non le rende giusto omaggio".
Paola Bonelli, proprietaria della locanda dove la giovane alloggiava, ha riferito ai media che dopo aver fatto volontariato con i bambini svantaggiati, Gaia avrebbe dovuto proseguire il suo viaggio per il Cile. La donna ha criticato anche il numero esiguo di agenti impegnati a Jericoacoara, località che ospita un costante flusso di turisti tutto l'anno e situata in una regione dove si sono verificati altri assalti.
Il corpo di Gaia Molinari è stato ritrovato il giorno di Natale da alcuni turisti sulla spiaggia di Jijoca Jericoacoara, a 287 km da Fortaleza.
Interrogata a lungo una giovane brasiliana che viaggiava con Gaia. Miriam, questo il suo nome, avrebbe confermato che l'amica italiana sarebbe dovuta tornare a Fortaleza prima di Natale ma aveva prolungato la sua permanenza. Quando è stata trovata morta, la ragazza indossava un bikini e aveva con sé uno zaino.
"La ragazza proveniva da San Paolo e si era recata a Fortaleza intorno al 16 dicembre insieme ad un'amica di Rio de Janeiro, Miriam Franca. Nell'ostello dove si trovavano prima di partire verso Jericoacoara aveva lasciato il suo notebook e gli effetti personali, da riprendere al ritorno a Fortaleza previsto per il giorno di Natale", precisano le fonti consolari italiane di Recife, ricordando che Gaia viveva a Parigi. "A Jericoacoara hanno incontrato altri turisti, per caso anch' essi di Piacenza, ed é stato uno di loro ad avvertirci", aggiungono le fonti italiane, sottolineando che "non si sanno le ragioni per le quali Gaia si sia ritrovata da sola sulla strada secondaria" dove poi è stato trovato il suo corpo "in un mare di sangue, probabilmente colpita da una pietra, con il cranio fratturato, così come forse anche il viso e il torace". "Aveva dei lividi ai polsi come se fosse stata legata", puntualizzano le fonti, sottolineando che comunque questi dati "sono da accertare in sede dell'autopsia".
La notizia del ritrovamento del corpo - pubblicata da un sito brasiliano - era stata poi confermata dalla Prefettura di Piacenza, che ha preso contatto con il Consolato italiano a San Paolo del Brasile.
Caso simile a vicenda Capo Verde 2007
La morte violenta della turista piacentina Gaia Molinari in Brasile, ad oltre 250 km da Fortaleza, richiama alla memoria un duplice delitto che toccò, anche in quel caso, l'Emilia-Romagna: vittime furono la turista ravennate Dalia Saiani e la veronese Giorgia Busato, 30 e 28 anni, l'8 febbraio 2007 a Sal, isola dell'arcipelago africano di Capo Verde. Dalia e Giorgia, la prima campionessa di windsurf, la seconda titolare di un'agenzia di viaggio, furono uccise per rapina a colpi di pietra e pala nell'oasi di Fontona, area verde tra il porto commerciale di Palmeira e la città di Espargos, mentre una ragazza di 17 anni, Agnese, sempre del Ravennate, si salvò dal massacro fingendosi morta. Fu proprio lei a inchiodare Sandro Santos do Rosario, detto Mocho, e Admilson Texeira, detto Kità, che in primo grado furono condannati a 25 anni, il massimo della pena prevista dal codice di procedura penale dell'isola, per duplice omicidio in concorso aggravato dalla premeditazione, furto e occultamento di cadavere (Sandro anche per violenza sessuale). Una condanna lievemente ridotta poi in secondo grado.
Il caso di Federica, la turista italiana uccisa a LLoret De Mar nel 2008