MONTEACUTO VALLESE (BOLOGNA), 8 FEB - Il mondo piccolo sull'Appennino si stringe alla famiglia di Annamaria Franzoni. Silenzio come scelta dalla casa nuova dove lei, il marito e il figlio minore vivono da circa un mese a Monteacuto Vallese. Nessuna parola neppure dai parenti stretti che abitano nel paesino, come gli anziani genitori, o nell'ancor più minuscolo borgo di Ripoli Santa Cristina, dove la donna ha finito di scontare la detenzione domiciliare. Da qualche tempo è libera, ma nessuno aveva detto nulla al di fuori. Qui lei è semplicemente Annamaria, non la Franzoni.
A Monteacuto non è una madre condannata per aver ucciso un figlio di tre anni, ma una vittima di un'ingiustizia. Lei non parla e non si fa vedere, ma più delle parole conta un gesto fatto appena la legge glielo ha concesso. Tra le prescrizioni contenute nel provvedimento che nel 2014 la scarcerò c'era infatti un divieto preciso: non doveva tornare a Cogne. Ma, proprio nella tragicamente famosa villetta della frazione di Montroz, Franzoni ha soggiornato, assieme ai familiari, nella prima settimana di novembre per alcuni giorni. La sua presenza è stata notata dai vicini. Ha voluto tornare sul luogo dove il 30 gennaio 2002 venne ucciso il piccolo Samuele Lorenzi, un delitto per cui è stata dichiarata colpevole in tre gradi di giudizio, ma che lei continua a dire di non aver commesso.
L'ha gridato in tutti i modi durante i processi, contribuendo a far diventare il delitto di Cogne forse il padre degli omicidi mediatici. Ora tace. All'inizio, racconta all'ANSA una persona molto vicina ai familiari, la scelta era stata di parlare per il desiderio di proclamarsi innocenti, ma poi la cosa è sfuggita di mano e, soprattutto, hanno capito che il silenzio nel dolore paga di più. All'inizio, continua la stessa fonte, c'è stata rabbia, poi è rimasto solo il dolore. Da sempre si sono sentiti vittime di un'ingiustizia. Ora la libertà di Annamaria ha portato un po' di sollievo, ma il dolore è rimasto ed è più forte. Questo sentimento si è propagato ed è stato compreso da tutti in paese. "Lasciatela stare", dicono in tanti, arrabbiati per la presenza dei giornalisti. "Abbiamo sempre creduto nella sua innocenza e continuiamo a crederlo", conferma una donna, incontrata nell'unico minimarket di un gruppo di case costruito in parte su una salita che finisce in una strada di villette recintate. Qui Annamaria ha trovato la sua nuova pace, un giardino curato e la vista sulle montagne innevate. Circondata da vicini che la conoscono da quando è bambina e si fidano totalmente di lei. "Io posso dire che quando i nostri bambini erano piccoli lei faceva da babysitter e glieli affiderei anche oggi", dice convinto Antonio Bignami. "Per me sono una famiglia di persone assolutamente equilibrate, brave. E' chiaro che anche nelle persone più equilibrate un colpo di follia può succedere". Ma per lei è innocente? "Non lo so, non lo posso sapere, io sono solo uno che vive qua", dice prima che arrivino i carabinieri. Qualcuno li ha chiamati per la presenza dei giornalisti. Sono gli unici a entrare nella casa silenziosa.