La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha sollevato questione di legittimità costituzionale, inviando gli atti alla Consulta, sulla irretroattività della cosiddetta 'legge Spazzacorrotti', che dal 31 gennaio manda obbligatoriamente in carcere i condannati definitivi per reati contro la pubblica amministrazione, senza poter chiedere, in stato di libertà, una misura alternativa. Il caso riguardava un legale di Como, condannato a quattro anni per peculato. Il Gip del tribunale lombardo, accogliendo la lettura della difesa, il professor Vittorio Manes di Bologna e l'avvocato Paolo Camporlini, sulla non applicabilità della legge per un reato commesso in data precedente a quella della sua entrata in vigore e con sentenza irrevocabile in data successiva, ha sospeso l'ordine di esecuzione. Ma la Procura comasca aveva fatto ricorso in Cassazione, che per la prima volta ha sollevato la questione di costituzionalità, strada già imboccata da giudici di merito.
Ora la Corte costituzionale dovrà decidere se una modifica normativa afflittiva possa essere o meno retroattiva, e se sia ragionevole estendere un regime pensato per mafia e terrorismo ai reati contro la pubblica amministrazione.
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