Il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha concesso la semilibertà a Catia Caliti, condannata in via definitiva a 16 anni per l'omicidio del padre. La donna, 57 anni, era in carcere dal 22 febbraio 2010, quando fu arrestata per aver ucciso il genitore 88enne, a Carpi, in provincia di Modena. Dal 2014 era stata trasferita a Bologna. I giudici hanno accolto l'istanza del difensore, l'avvocato Savino Lupo. Caliti era già stata ammessa al lavoro esterno. Nel 2010 fu bloccata una decina di giorni dopo l'omicidio, incastrata dalle macchie di sangue del padre Guido, trovate su una sua giacca. Secondo gli inquirenti, la donna colpì ripetutamente alla testa il pensionato con un oggetto, che però non è mai stato ritrovato. Il movente individuato fu economico, legato al denaro che la donna aveva sottratto dal conto in banca del padre, approfittando della delega che le era stata data dal genitore.
In primo grado fu condannata a 30 anni, ridotti a 16 in appello con il riconoscimento di tutte le attenuanti. La pena e' stata confermata in Cassazione. Nel 2017, sempre in accoglimento di un reclamo del suo difensore, i giudici decretarono uno sconto di pena di oltre quattro mesi e mezzo: aveva avuto a disposizione in cella uno spazio inferiore ai tre metri quadri, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che proibisce il trattamento disumano o degradante.