Il lavoro di un comunicatore "non finisce mai quando si chiude la porta di casa" ma la pandemia del nuovo coronavirus ha avuto l'effetto di "una bomba nucleare". È così che Silvia Barbieri, 44 anni, formazione e passato da giornalista, da 17 anni responsabile dell'ufficio stampa dell'Azienda Usl di Piacenza racconta all'ANSA lo tsunami che ha travolto la pagina Facebook dell'Ausl, diventata punto di riferimento non solo per i 300mila cittadini del territorio ma anche per gli innumerevoli operatori dell'informazione che per motivi di sicurezza non possono mettere piede nei reparti di terapia intensiva, lì dove si gioca la battaglia finale al coronavirus. A entrare nei reparti, al seguito dei dirigenti sanitari, almeno 2-3 volte a settimana è proprio Silvia.
"Indosso tuta, guanti, cuffia e mascherina. Con me ho il tablet e raccolgo quanto più materiale, foto e video, possibile". "Già prima del coronavirus - spiega Silvia - i nostri post erano su un doppio binario: informazioni utili e le storie di chi c'è dietro un reparto o un servizio sanitario. Col coronavirus una bomba nucleare. Centinaia e centinaia di messaggi al minuto, la scelta di raccogliere quanto più testimonianze possibile del personale sanitario, per responsabilizzare i cittadini tutti".
La testimonianza del duro lavoro degli operatori sanitari, dai medici ai radiologi, gli appelli a chi, fuori, "ha l'unico dovere di restare a casa", la grande solidarietà che arriva ora sotto forma di pizze regalo e ora come disegni di un bimbo al papà "eroe" infermiere.