Avevano organizzato una festa di compleanno, con uno scambio di lettere in piazza Maggiore, ma quella piazza, che il 14 novembre di un anno fa fu riempita per opporsi a Salvini in vista delle regionali, hanno dovuto spostarla online. Per le sardine, il movimento che ha animato il dibattito nella politica italiana, è comunque un programma da festeggiare.
"Le sardine - dice Mattia Santori in un colloquio con l'ANSA - un anno dopo sono più consapevoli, più mature. Abbiamo cambiato tanti habitat in soli 365 giorni. Siamo nate stringendoci in piazza, poi ci siamo ritrovate a proiettare storie sulla Resistenza dalle finestre per il 25 aprile, poi a distribuire piantine per la cultura, il tour di tutta Italia, la scuola di politica, gli incontri con i Ministri. Abbiamo dimostrato di poterci adattare ad ogni contesto, anche se fare politica dietro a uno schermo non è nel nostro Dna. Ci manca la fisicità e la relazione vera, non surrogata. E abbiamo paura che la comunità torni a frammentarsi, che prevalga la frustrazione e il senso di solitudine.
Il bilancio di un anno è positivo, anche con gli errori fatti. "Uno spettatore - dice Santori - non sbaglia mai, chi è in campo invece sbaglia tantissimo, ma alla fine è colui che fa la differenza, che ribalta gli equilibri, che crea entusiasmo.
Il mancato diritto all'errore è uno dei motivi che rende l'Italia un paese di vecchi tromboni che lasciano nell'angolo giovani menti brillanti e appassionate. Tantissimi giovani ci hanno ringraziato e hanno scoperto di essere parte della politica grazie agli inviti delle sardine".
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