Una mostra a Bologna, grazie al
lavoro svolto nel 2019 dall'Archivio Vincenzo Agnetti in
collaborazione con l'azienda Recipient.cc di Milano, il Neg:
concepito e brevettato dall'artista e poi costruito in
collaborazione con l'azienda di elettronica Brionvega nel 1970,
il Neg è stato utilizzato per la realizzazione di una sola
opera, 'Vobulazione e Bieloquenza Neg', video a quattro mani con
Gianni Colombo creato in occasione della mostra Telemuseo a cura
di Tommaso Trini alla Triennale di Milano, e perduto dopo la
morte dell'artista, nel 1981. La mostra, 'Vincenzo Agnetti. Neg:
suonare le pause', a cura di Luca Cerizza, viene proposta da
oggi al 13 giugno negli spazi del Padiglione de l'Esprit
Nouveau, nell'ambito di Art City Bologna e promossa
dall'Istituzione Bologna Musei.
Nel video Agnetti e Colombo lavorano due macchine e segnali
diversi. Il pattern di base adottato dal primo viene modificato
attraverso il "Vobulatore", uno strumento elettronico tramite
cui è possibile deformare il segnale televisivo; Agnetti
utilizza invece il Neg per rivelare le pause all'interno di un
testo da lui stesso pronunciato che spiega l'opera e la funzione
stessa del Neg. Nelle parole dell'artista il Neg è un
"rivelatore di pause", "un pausometro", uno strumento per fare
della "musica in negativo".
Agnetti ha infatti modificato un giradischi stereofonico per
far sì che, in mancanza di suono che lo attraversasse, la
macchina producesse un rumore bianco che desse così rilevanza al
silenzio, alle pause della musica o del discorso. Frutto di
un'operazione concettuale, il Neg nasce dalla riflessione
critica sulla società e sul consumo, e dall'interesse sviluppato
da Agnetti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi
Settanta per il tema del 'negativo'.
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