Il caso di Sarzana, dove ieri un impiegato di 50 anni è stato arrestato con l'accusa di aver contattato un sicario con l'obiettivo di eliminare moglie e suocera, progetto non realizzato, ricorda la vicenda di Lucia Panigalli. La donna, ferrarese, ha rischiato di morire due volte per mano dell'ex compagno, Mauro Fabbri. Fabbri è stato condannato in via definitiva a otto anni e quattro mesi per aver tentato, nel 2010, di uccidere Panigalli. Poi è stato anche accusato di avere ordinato, nel 2016, la morte della donna, mentre si trovava in carcere, ma anche in quella situazione, come a Sarzana, il killer rinunciò dopo essere stato assoldato.
Per il secondo fatto Fabbri è stato assolto perché il solo accordo per commettere il reato non può essere punito.
La donna da tempo, con i suoi avvocati e con appelli alla politica, si batte perché venga modificata la legge in merito.
Sentita dall'ANSA, Lucia Panigalli ricorda che il suo caso fu portato anche davanti alla Corte costituzionale, "che si pronunciò in questi termini: impossibile rivedere le sentenze fino a quando rimane quell'articolo di legge", cioè l'articolo 115 del codice penale. "La proposta è ferma in Senato dall'ottobre 2018 - spiega - Oggi ho scritto alla senatrice Valeria Valente (presidente della commissione sul femminicidio, ndr) segnalandole la necessità di rivedere la norma, altrimenti il rischio è che nel caso di Sarzana, per quello che ho potuto leggere dai media, se le accuse nei confronti dell'arrestato saranno confermate, sarà difficile arrivare a una sentenza di condanna. Mi auguravo che prima che si verificasse un altro episodio simile al mio si fosse già arrivati alla modifica e invece purtroppo non è così".
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