Nel pieno dell'emergenza Covid, a fine marzo 2020, girò un video all'interno del policlinico Sant'Orsola di Bologna, mostrando i locali e i corridoi e commentandolo diceva, in pratica, che la pandemia era inventata, che l'ospedale era vuoto, che veniva creato "un panico maggiore rispetto alla realtà" e che il personale sanitario era assente perché "nelle loro ville con piscina". Poi diffuse sui social i commenti e il filmato, che ha avuto decine di migliaia di visualizzazioni, in tutta Europa. La donna, una serba di 43 anni, che all'epoca aveva un parente ricoverato per un'altra patologia e si lamentava del fatto che fosse tenuto in isolamento, fu querelata dall'azienda ospedaliera dopo che il filmato fu segnalato da alcuni dipendenti e addirittura dopo che una giornalista di un media croato, specializzato nelle fake news, aveva contattato il Sant'Orsola chiedendo una conferma o una smentita delle affermazioni della donna.
Al termine delle indagini dei carabinieri, che hanno sequestrato e analizzato il cellulare con cui la donna ha girato e diffuso il video, la Procura di Bologna, con la pm Anna Sessa, l'ha chiamata a risponderne in Tribunale citandola a giudizio per diffamazione aggravata.
In mattinata, alla prima udienza davanti al giudice Stefano Levoni l'imputata, difesa dall'avvocata Maria Jose Todarello, ha ribadito quanto già affermato in sede di interrogatorio, riconoscendo le falsità contenute nelle sue dichiarazioni e chiedendo scusa per il suo comportamento. L'avvocato Gian Luca Malavasi, che rappresenta il Sant'Orsola e che si è costituito parte civile nei confronti della donna, ora sottoporrà le scuse all'azienda, che valuterà se ritirare o meno la querela: il giudice ha aperto il dibattimento e rinviato il processo anche per dare tempo alle parti di trovare un eventuale accordo.
(ANSA).