Il 3 marzo 1992 il parlamento bosniaco, a seguito del risultato del referendum di pochi giorni prima, dichiarò l'indipendenza della Bosnia Erzegovina dalla Federazione Jugoslava. Da lì partì l'escalation di violenze che portarono all'assedio di Sarajevo e alla divisione di un popolo.
Durante la guerra furono commessi crimini contro l'umanità: le vittime del conflitto sono state stimate in quasi 100mila, di cui circa 40mila civili. A parlare del futuro del paese è il film-documentario 'Bosnia Express' del regista Massimo D'orzi, prodotto da Loups Garoux Produzioni e da Il Gigante in associazione con Luce-Cinecittà, che ne è il distributore per l'Italia mentre Rai Com lo è per le vendite estere. Ad ospitare la proiezione sarà lunedì 28 febbraio (ore 20) il Cinema Lumière della Cineteca di Bologna, dopo il successo dello scorso settembre al festival "Visioni dal Mondo" di Milano e la presentazione fuori concorso un mese fa al Trieste Film Festival.
La pellicola ha ricevuto contributi dal Programma Europa creativa dell'Unione europea e dal Ministero della Cultura italiano.
Al centro ci sono le donne di quel paese, prime vittime del genocidio perpetrato durante la guerra. 'Bosnia Express' - spiega il regista - "procede a tappe, stazione dopo stazione, con nessuna pretesa di dire qualcosa in più sulla Bosnia e la sua gente, ma di raccontare con un tono intimo e penetrante la realtà di questo paese e di rappresentare le contraddizioni tra un mondo che si sforza di crescere, pieno di vitalità, creatività e un mondo precipitato nell'estremismo etnico-religioso". Il sottile filo che sorregge la fragile democrazia della Bosnia Erzegovina e di tutta l'area dei Balcani torna a indebolirsi in questi giorni in cui le regole della geopolitica sono minate dal conflitto in Ucraina, una crisi che secondo molti osservatori potrebbe avere drammatici sviluppi in tutta la regione. Per questo il film, dice D'orzi, "vuole essere anche portatore di un grande segnale di pace".
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