LEOPOLI, 08 MAG - A Medyka, dove Polonia e Ucraina si incontrano, fra le migliaia di volontari che arrivano per dare assistenza ai profughi, non sono pochi quelli che guardano ripetutamente verso la frontiera che vuol dire Kiev. Tantissimi passano oltre, spesso dopo attese che durano anche una decina di ore se a bordo di furgoni o auto. Tanti altri preferiscono restare in Polonia, perché varcare quella soglia significa cominciare a fare i conti con la guerra: checkpoint, strade al buio, militari armati, cartelloni con indicazioni stradali oscurate e allarmi anti-bombe. E la morte. A convincere il medico Paolo Pisani, 68enne di Modena, in pensione, ad entrare nella parte più occidentale della guerra in Ucraina, è stato un appello lanciato da un suo giovane collega che arrivava proprio da là e che il passaparola aveva appena portato al suo orecchio, mentre Pisani per la seconda volta dal 24 febbraio si trovava a Medyka con l'obiettivo di offrire un passaggio a profughi in cerca di un modo per raggiungere l'Italia.
Ucraina, medico di Modena dona un'ambulanza all'ospedale pediatrico di Leopoli
"In quella occasione - ricorda il medico modenese - sono venuto a conoscenza del fatto che un professionista dell'ospedale pediatrico di Leopoli necessitava urgentemente di un'ambulanza. Che i mezzi a disposizione per le emergenze scarseggiavano. Non ci ho pensato due volte, sono sincero. Ma non sapevo da dove cominciare - ricorda Pisani -, poi ho iniziato a raccogliere fondi. Volevo aiutare Alexander, sono riuscito a rintracciarlo e mi ha confermato la necessità: all'ospedale pediatrico serviva al più presto". Alexander è Alexander Istomin, un 26enne medico ematologo che da Kiev è stato trasferito a Leopoli proprio in conseguenza dell'aggressione russa all'Ucraina. Tempo un mese, giorno più giorno meno, Pisani è riuscito nella sua missione, grazie alla onlus che ha fondato nel 2016, la Hesperia Bimbi, e a quei donatori che hanno deciso di offrire pagine bianche per questa storia: Mission Bambini, la farmaceutica Opocrin, Unitalsi. Con l'aiuto di un'azienda di Reggio Emilia, la Olmedo, ha potuto rimettere a nuovo un'ambulanza usata e a quel punto, messa insieme una 'truppa' di volontari (nove in tutto) ha raccolto anche medicinali, beni di prima necessità e altre donazioni. Ed è partito.
Oltre tremila chilometri fra andata e ritorno, otto ore di attesa incastrati nella chilometrica coda di mezzi in attesa di lasciare l'Europa per tornare indietro a scenari che sembrano arrivare da oltre vent'anni fa. Venerdì il medico modenese, con al fianco il figlio Francesco Pisani e l'inseparabile ex collega Maurizio Biella, ha raggiunto l'Ucraina, coordinandosi a distanza con il giovane ematologo. L'abbraccio fra i due in piena notte, subito dopo la frontiera, immersi nel buio delle strade dai lampioni spenti e dai marciapiedi deserti per l'ora 'x' del coprifuoco scattata da pochissimo. Ieri ai piedi dell'ospedale pediatrico, Paolo ha consegnato le chiavi a un Alexander commosso: "La vostra gentilezza ci ispira - le parole di Istomin davanti all'ambulanza - Grazie per la vostra umanità e per quello che fate per l'Ucraina e la sua gente". Tra i due non sono mancate pacche sulle spalle e incoraggiamenti reciproci, seguiti da altri medici e operatori di un ospedale che nella Parigi dell'Est oggi è riconosciuto come vero e proprio hub per un'infanzia martoriata dalle armi degli adulti.
"Siamo riusciti a realizzare un progetto che all'inizio per noi sembrava impossibile - il commento di Pisani mentre stringe fra le mani la felpa della sua onlus -. Ora speriamo che questo mezzo possa aiutare mamme e bambini dell'Ucraina". Prima di rientrare a Medyka, e rimettersi in marcia verso l'Italia, il convoglio ha fatto tappa al monastero ortodosso di Sambir per scaricare altri beni raccolti grazie alle donazioni. Lì il vescovo Ivan Shvets e l'abate Ivan Yonyk hanno benedetto i mezzi pronti a rientrare in Italia. Ivan Shvets è amico di padre Giorgio Arletti, rettore della chiesa ortodossa a Modena, lo stesso che giovedì ha salutato il convoglio in partenza per l'Ucraina. A dimostrazione che in fondo per un motivo o per un altro le guerre non sono mai lontane per davvero.