Ridare vita a musiche del
Settecento come fossero state scritte ora è una delle sfide che
da sempre animano l'Ensemble Zefiro, fondato oltre trent'anni fa
da Alfredo Bernardini insieme ai fratelli Paolo e Alberto
Grazzi: sfida che l'11 giugno, alle 21.30, si rinnova per
Ravenna Festival nella Basilica di Sant'Apollinare in Classe con
uno dei capolavori indiscussi di tutta la storia della musica, i
Concerti Brandeburghesi di Bach.
Seguendo le tracce musicali di Pier Paolo Pasolini, a cui il
festival quest'anno è dedicato, è inevitabile trovarsi di fronte
al Kantor e quindi provare a indagare nel cuore di quel
monumento che è il suo catalogo e le suggestioni che Pasolini ne
sapeva cogliere, come poeta, ma soprattutto come regista, che a
Bach ricorse per dare nuovo senso e profondità poetica alle
immagini di molti dei suoi film.
L'Ensemble Zefiro eseguirà in sei concerti costruendo un
percorso coerente con la poliedrica ricchezza e varietà degli
organici previsti: dalla vivace mescolanza sonora di corni da
caccia, oboi, fagotto e violino piccolo del Primo si passa al
tono più scuro e intimo del Sesto, poi al dialogo tra i flauti e
il violino del Quarto; mentre nella seconda parte della serata
dal ruolo solistico del clavicembalo nel Quinto e dalla
scrittura densa degli archi nel Terzo si approda alla luminosità
sonora e ritmica del Secondo. Perché, come spiega Alfredo
Bernardini, "è improbabile che i Concerti Brandeburghesi siano
stati concepiti per essere suonati uno dopo l'altro in una
stessa occasione. Non abbiamo documentazione su questo aspetto,
ma già l'ordine della partitura originale di Bach, che come
sesto e ultimo concerto mette quello con un organico 'più
piccolo', non è un ordine logico e appropriato per un'esecuzione
integrale. Per questo, ci siamo presi la libertà di cambiare
l'ordine nel nostro concerto".
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