C'era da aspettarselo: un Simon Boccanegra ambientato nel porto di Genova, anzi nella seconda parte nel macello del porto di Genova con tanto di quarti di bue appesi non poteva passare inosservato. E così ieri sera è successo alla prima dell'allestimento dell'opera firmato da Valentina Carrasco al teatro Regio di Parma dove è in corso il festival Verdi.
All'apertura della scena dopo l'intervallo, ancora prima che risuonasse una nota sono partiti i buh, mentre la solita loggionista ha iniziato ad urlare "Vergogna. Verdi non faceva il macellaio, era un genio", per poi continuare con un "che schifo" e una serie di altri apprezzamenti del genere finché non è stata tacitata.
C'era da aspettarselo, appunto, perché le regie che attualizzano o comunque trovano un contesto diverso per le opere difficilmente sono apprezzate. E questo al di là del fatto che ambientare le scene della congiura e della morte di Simone in un mattatoio faccia pensare a come a volte il potere pensa alle persone come 'carne da macello'. Però in questo Simon Boccanegra c'era molto di più.
Intanto è a dir poco inusuale il fatto che ad andare in scena sia stata la prima versione dell'opera, quella che debuttò alla Fenice di Venezia, prima quindi delle rivisitazioni del 1881 con cui ora l'opera del doge è conosciuta. Una prima versione nell'edizione critica realizzata integrando gli ultimi ritrovamenti autografi di Verdi. L'ha diretta Riccardo Frizza, applaudito così come la filarmonica Toscanini, e il coro del Regio e un cast di cantanti conosciuti con Riccardo Zanellato (Fiesco), Vladimir Stoyanov (Simon Boccanegra), Devid Cecconi (Paolo Albiani), Piero Pietri (Gabriele Adorno), Adriano Gramigni (Pietro) e soprattutto Roberta Mantegna nella parte di Amalia. Fresca, con una voce dolce e potente insieme. Per tutti loro grandi e lunghi applausi alla fine. E poi, all'arrivo della regista Carrasco sul podio, una ondata di buh, più che attesi.
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