(ANSA) - FORLI', 8 FEB - Dal genere storico alla
rappresentazione della vita moderna, dall'arte di denuncia
sociale al ritratto, al paesaggio: sono i percorsi ricostruiti
nelle dieci sezioni della mostra 'Ottocento. L'arte dell'Italia
tra Hayez e Segantini', a cura di Francesco Mazzocca e Francesco
Leone, circa duecento opere che i Musei di San Domenico di Forlì
ospitano dal 9 febbraio al 16 giugno. Un racconto - promosso
dalla Fondazione Cassa dei Risparmi forlivese - affidato
soprattutto a opere di grande formato che propongono temi di
impatto popolare e dal significato universale, risolti nel
cortocircuito visivo di capolavori indimenticabili. Oggetto
dell'indagine sono anni esaltanti e tormentati - tra l'ultima
fase del Romanticismo e le sperimentazioni artistiche del nuovo
secolo, tra l'Unità d'Italia e la Grande Guerra - che hanno
visto intellettuali e artisti impegnarsi sul fronte comune della
nascita di una nuova coscienza unitaria, di una identità
nazionale che rispecchiasse l'avvenuta unificazione politica del
paese.
La varietà dei linguaggi con cui sono stati rappresentati
consentono di ripercorrere un periodo di grandi trasformazioni
della visione, dal tramonto del Romanticismo all'affermazione di
Purismo e Realismo, dall'Eclettismo storicista al Simbolismo,
dalla 'rivoluzione' dei Macchiaioli alle sperimentazioni estreme
dei Divisionisti. Emergono con i loro capolavori protagonisti di
quei tormentati decenni: pittori come Hayez, Maccari, Fattori,
Signorini, Segantini, Lega, Zandomeneghi, Boldini, Balla,
Boccioni e scultori come Vela, Cecioni, Monteverde, Gemito,
Bistolfi. Ma è anche l'occasione per far conoscere al grande
pubblico tanti altri artisti oggi ingiustamente trascurati o
dimenticati.
In un percorso coinvolgente, anche per la particolarità e la
qualità dell'allestimento, la scena cambia continuamente
riservando al visitatore non poche sorprese, nell'incontro
inatteso e ravvicinato con un Ottocento mai visto. Dai
capolavori dell' ultimo dei Romantici, Hayez, interprete degli
slanci della giovinezza, di una bellezza senza tempo e delle
passioni del Medioevo, si passa alla potenza visionaria del
teatrale 'Otello' di Molmenti, del finalmente visibile
'Valentino a Capua' di Previati, un immenso dipinto leggendario
come le epiche battaglie risorgimentali evocate dai lombardi
Induno e Faruffini e dal meridionale Cammarano, presente con un
quadro entrato nell'immaginario degli italiani come la
travolgente 'Breccia di Porta Pia'.
L'epica dei vinti, resa universale dal Signorini dell'Alzaia
e dalla dolorosa attualità degli 'Emigranti' di Tommasi, appare
placarsi nella dolcezza di un quadro mitico e amatissimo come le
'Due madri' e nei solenni paesaggi alpini, come quello
monumentale di 'Alla stanga', che fanno di Segantini, celebrato
da D'Annunzio, il genio che nei suoi occhi "umili e degni" è
riuscito a rendere l'"infinita bellezza" della natura. Quella
natura che rivela il suo mistero nel capolavoro finale,
misterioso come certi versi del Pascoli simbolista, 'Lo specchio
della vita' di Pellizza da Volpedo. (ANSA).