BRUXELLES - Europa "luogo di speranza per la generazione Erasmus" e non solo. Questo il messaggio lanciato dal premier Matteo Renzi alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell'Ue a cui lui stesso darà il via mercoledì prossimo, quando presenterà il suo programma di lavoro davanti all'assemblea del nuovo Parlamento europeo. Un appuntamento che aprirà una fase politica per l'Italia e l'Europa destinata a svilupparsi nei prossimi mesi sull'asse Bruxelles-Roma-Strasburgo. Lungo il quale è da registrare oggi la secca smentita del sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta in merito all'ipotesi di una nuova manovra correttiva dei conti pubblici da attuare su richiesta di Bruxelles: ''Non ci sarà una nuova manovra. Lo escludiamo'', ha detto in modo tassativo.
Baretta ha ricordato che da parte dell'attuale ommissione ''c'e' stato un esplicito riconoscimento degli sforzi che l'Italia sta facendo'' e che ''sarà in autunno la nuova Commissione, su dati che saranno presentati anche con la nuova legge di stabilità, a dare il giudizio definitivo'' sulla richiesta del governo. Da domani comunque riflettori puntati sulla sede dell'Europarlamento a Strasburgo per verificare quale direzione prenderà la 'nuova' Europa dopo i risultati delle elezioni del 25 maggio e di quelli del summit di giovedì e venerdì scorsi. Dove i leader dei 28 hanno messo l'accento sulla necessità di politiche orientate a favorire crescita e occupazione. Ed hanno anche approvato a maggioranza qualificata la designazione di Jean-Claude Juncker (Ppe) quale prossimo presidente della prossima Commissione Ue.
Una partita molto delicata e complessa nella quale oggi è sceso in campo pure Beppe Grillo con il 'grido di battaglia' lanciato contro la scelta di Juncker. Grillo - dato in arrivo a Strasburgo per martedì per dare man forte ai 17 eurodeputati M5S in occasione del loro debutto nell'emiciclo e nel gruppo Efdd capeggiato dall'euroscettico inglese Nigel Farage - non si è lasciato sfuggire l'occasione per l'ennesima battuta: "Dove passa Juncker non cresce più l'erba e neppure l'Europa" ha scritto paragonandolo ad Attila. E in un post pubblicato sul suo blog, il leader del M5S ha osservato che "tutto questo inutile e vuoto frastuono mediatico su crescita e flessibilità" ad altro non serve che a "nascondere la prima gravissima sconfitta di Renzi: vi avevano detto che il voto al Pd sarebbe stato un voto a Schulz e invece è servito a nominare alla guida della Commissione europea Jean Claude Juncker. Il voto al Pd, in poche parole, è stato un voto alle peggiori politiche neo-liberiste che si incarnano alla perfezione nella figura di Juncker", il "fidato colonnello" di Angela Merkel. L'Europarlamento sarà chiamato a votare sulla nomina del nuovo presidente della Commissione Ue il 16 luglio prossimo. Però già martedì sarà protagonista di un importante quanto delicato test per la tenuta della grande coalizione in salsa europea costituita dai popolari del Ppe, dai socialisti dell'S&D e dai liberaldemocratici dell'Alde per sostenere la scelta di Juncker.
Un accordo che ha la sua seconda gamba nell'elezione - in agenda al Pe per il primo luglio - proprio di Martin Schulz alla guida dell'Europarlamento almeno per i prossimi due anni e mezzo. Il timore è quello di una congiuntura avversa a Schulz che potrebbe coalizzare i voti dei gruppi d'opposizione - che possono contare su uno schieramento euroscettico fortemente rafforzato - con quelli di qualche 'franco tiratore'. L'attuale presidente ad interim del Pe, Gianni Pittella, si dice però fiducioso. "Sono sicuro che la maggioranza voterà per Juncker, il Pe non ha vocazioni suicide", ha osservato riferendosi alla svolta realizzata con la scelta di un candidato presentato ai cittadini europei in occasione delle elezioni invece che, come sempre avvenuto finora, scelto attraverso negoziati condotti nell'ombra delle cancellerie. In altre parole, se Schulz non passasse l'intero pacchetto delle nomine europee potrebbe tornare in alto mare con conseguenze difficilmente prevedibili.