BRUXELLES - L'Ue prende ancora tempo sull'accesso di Romania e Bulgaria nell'area Schengen, data l'opposizione di alcuni Paesi - Germania in testa - che hanno espresso la loro contrarieta', sollevando questioni politiche. Per l'ammissione dei due Paesi occorre infatti il parere unanime degli stati membri, ma di fronte ad un ordine del giorno dei lavori del Consiglio di Affari interni Ue che oggi avesse previsto la votazione per l'ingresso, il ministro dell'Interno tedesco Hans-Peter Friedrich - come gia' reso noto in un'intervista a 'Der Spiegel' nei giorni scorsi - avrebbe esercitato il suo veto.
Friedrich riconosce gli sforzi fatti dai due Paesi, ma non ritiene che siano sufficienti. Sulla stessa linea si trovano i Paesi Bassi. Cosi', alla fine, all'ordine del giorno del Consiglio si e' semplicemente indicata una ''discussione'' sul tema, poi sfociata in una dichiarazione ufficiale della presidenza, ovvero del ministro della Giustizia irlandese Alan Shatter. ''L'argomento sara' trattato di nuovo entro la fine del 2013 - ha affermato Shatter - al fine di considerare la via da seguire, sulla base di un approccio in due fasi''. Approccio che prevede cioe' prima l'apertura delle frontiere marittime e aeree, ed in un secondo momento (con tempistiche tutte da stabilire) quelle terrestri.
A sostenere la linea della presidenza - seppure con sfumature diverse - sono state Austria, Finlandia, Svezia e Francia, mentre un altro gruppo di paesi, tra cui l'Italia, ha riconosciuto che le condizioni richieste a Bulgaria e Romania, sono state soddisfatte, auspicandone l'ammissione. Pressati dalle domande dei giornalisti, nel corso del briefing, sia Shatter che il commissario Ue Affari interni Cecilia Mlamstrom si sono detti ''ottimisti'' sulla possibilita' di fare progressi sull'argomento, ma non si sono sentiti nelle condizioni di ''dare certezze''.