BRUXELLES - Italia sempre più a picco nella classifica della competitività dell'industria europea. Anche la Spagna, paese sotto aiuti Ue per le banche e dove la disoccupazione è seconda solo a quella della Grecia, ci ha sorpassato, agganciando il gruppo di testa dei paesi Ue più performanti guidato dalla Germania. Il Belpaese sta infatti vivendo quella che Bruxelles non esita a definire una ''vera e propria deindustrializzazione''.
Dal 2007, in periodo pre-crisi, a oggi, la produzione industriale italiana ha registrato un crollo del 20%, sebbene la quota di valore aggiunto totale nell'economia del manifatturiero resti ''leggermente al di sopra della media Ue''. Anche sul fronte della competitività in termini di costo del lavoro, in Italia questa ''si è erosa in modo considerevole negli ultimi 10 anni''. A pesare, secondo l'analisi di Bruxelles, l'aumento del salario lordo nominale combinato con zero crescita della produttività. Anzi, questa è ulteriormente scesa negli ultimi cinque anni, dal 2007 al 2012, solo in Italia, Francia, Finlandia e Lussemburgo. E questo trend avviene a fronte, invece, di un netto miglioramento realizzato dalla Spagna, ma anche da Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro.
Madrid, passata alla categoria dei paesi più 'virtuosi', resta però un ''caso borderline'', tiene a precisare la Commissione, in quanto registra indicatori della competitività molto positivi insieme ad altri negativi. Tra i primi, costi dell'energia più bassi, buone esportazioni, infrastrutture, manodopera qualificata e, appunto, un miglioramento della produttività, mentre tra i secondi rientra una debole capacità d'innovazione e difficili condizioni di accesso al credito.
Resta preoccupante, però, anche la fotografia che il rapporto della Commissione scatta a livello Ue: non solo non diminuisce, ma continua a crescere il divario di competitività tra i 28, con i paesi competitivi che lo diventano ancora di più, e quelli già indietro sempre più staccati dal gruppo di testa. Si è insomma bloccato il cosiddetto 'processo di convergenza', per cui gli stati 'virtuosi' trainano gli altri verso l'alto in una dinamica di reciproco vantaggio. Tra le cause principali del problema identificate da Bruxelles il costo dell'energia, che sta portando alla de-industrializzazione non solo dell'Italia ma dell'intera Ue, ma anche gli investimenti rimasti al palo dallo scoppio della crisi, la difficoltà di accesso al credito e l'inefficienza della pubblica amministrazione.