BRUXELLES - "Gli europei che vanno a combattere in Siria rappresentano una delle principali minacce per l'Ue ed i suoi Stati membri", si legge in un documento riservato, di cui l'ANSA è in possesso, che il coordinatore europeo anti-terrorismo Gilles de Kerchove ha presentato stamani al consiglio Affari interni Ue. "I numeri sono in crescita e sono stati eseguiti i primi arresti - si legge -. Ci sono stati i primi ritorni e ci sono casi di persone che viaggiano avanti e indietro. Per questo è necessario rafforzare le misure". Secondo fonti del Consiglio, i dati di intelligence che arrivano dai vari Stati membri indicano che i numeri dei combattenti europei in Siria si aggirano sui 1500, cifre quasi raddoppiate rispetto a quelle stimate solo prima del periodo estivo.
Nel rapporto di de Kerchove si raccomanda di intensificare lo scambio di informazioni sia tra i 28, che in collaborazione con Paesi terzi per "individuare ed identificare le persone in partenza e al loro ritorno". "Strumenti esistenti per lo scambio di informazioni, come il Sistema di informazione Schengen II e quello di Europol, dovrebbero essere utilizzati il più possibile per contrastare la minaccia rappresentata dai combattenti, ma potrebbe esserci anche la necessità di nuovi strumenti".
Inoltre, si legge, "input da parte di Frontex potrebbero essere di particolare utilità per questo proposito".
D'altra parte, si segnala la necessità di "contrastare in modo più efficace l'utilizzo dei social media per propositi di radicalizzazione e reclutamento", per questo si indicano come "essenziali" anche gli accordi "tra governi centrali ed il settore privato".