BRUXELLES - “Entro aprile 2014 la Commissione valuterà la necessità specifica di informazioni sulle sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione, incluso il cemento, e vaglierà l’opportunità di estendere ad altre sostanze l’obbligo di informazione”. Questa è la risposta del Commissario Ue Janez Potočnik ad Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e membro della commissione Ambiente al Parlamento europeo. Zanoni aveva presentato un'interrogazione alla Commissione dopo il caso avvenuto a Musestre (frazione del comune di Roncade in provincia di Treviso) di una cittadina, che per un contenzioso legale contro un fornitore e un produttore di cemento, aveva fatto eseguire cinque perizie sulla propria abitazione che avevano rilevato nel cemento utilizzato diossine e metalli pesanti. “L’articolo 11 del regolamento CE n.1272/2008 stabilisce che è necessario tenere conto di ogni impurità, additivo o singolo costituente identificato.
Qualora il cemento, a causa del suo processo di produzione, contenga sostanze pericolose in quantità tale da classificarlo come pericoloso, l’etichetta deve indicare i rischi identificati”, scrive Potočnik. Zanoni: “Il problema è che nei cementifici si brucia di tutto e perciò nei cementi potenzialmente finisce di tutto, comprese sostanze dannose per la nostra salute come già successo in una abitazione di Musestre in provincia di Treviso. Tra il materiale incenerito per produrre energia, troviamo rifiuti come quelli urbani, farine e grassi animali, plastiche, gomme, pneumatici usati, fanghi da depurazione e rifiuti pericolosi come oli usati, emulsioni oleose, solventi non clorurati. Inoltre troviamo anche innumerevoli rifiuti derivanti da impianti di combustione (ceneri), da impianti siderurgici (scorie, terre di fonderia, polveri, fanghi) e dall’industria chimica (gessi, fanghi, ecc.). Una volta inceneriti, finiscono nell’impasto finale del cemento che viene utilizzato per la costruzione di case e luoghi di lavoro”.