Scrutinio completato in Gran Bretagna sul voto delle elezioni Europee e successo confermato attorno al 32% per il Brexit Party di Nigel Farage. Il dato - che riguarda l'assegnazione dei 70 seggi previsti per le circoscrizioni d'Inghilterra, Scozia e Galles, ma non gli ulteriori tre dell'Irlanda del Nord, dove lo spoglio riguarda solo partiti locali e sarà completato domani - conferma altresì il buon risultato nel fronte pro Remain di Liberaldemocratici e Verdi, la pesante sconfitta del Labour e il tracollo dei Tory al minimo storico. Il tutto sullo sfondo di un'affluenza che comunque non supera il 36,7%, un paio di punti in più rispetto al 2014, ma un paio di punti in meno rispetto al picco del 2004.
Il Brexit Party è accreditato al momento del 31,6%, con 29 seggi (5 in più dei 24 conquistati dall'Ukip cinque anni fa e ora maggior partito del Parlamento di Strasburgo assieme alla Cdu/Csu tedesca). Seguono i LibDem con il 20,3% e 16 seggi (+15 seggi); quindi i Laburisti al 14,1 e 10 seggi (-8); i Verdi al 12% e 7 seggi (+4) e i Conservatori solo quinti con il 9% e 4 seggi (-15). Gli indipendentisti scozzesi dell'Snp (3,6% a livello nazionale, ma confermatisi primi in Scozia con oltre il 37%) guadagnano 3 seggi (+1); e quelli gallesi del Plaid Cymru (1% nazionale e secondi nelle circoscrizioni del Galles dietro il Brexit Party, ma davanti al Labour, tradizionalmente primo nella zona) mantengono il seggio che avevano.
Al palo, infine, con un modesto 3,4 di voti ciascuni e zero seggi sia i pro Remain del fallito progetto di Change Uk, nato dalla fusione di transfughi centristi di Labour e Tory; sia l'Ukip, abbandonato da Farage dopo essersi spostato verso l'ultradestra.
Il voto britannico polarizza lo scontro sulla Brexit