"Le perdite ti riconsegnano
l'essenza di qualcosa. Hitchcock diceva che il cinema è la vita
con le parti noiose tagliate: la morte opera in modo simile,
sottraendo la quotidianità e lasciando solo ciò che rendeva tale
una persona". Così Enrico Vanzina parla del fratello Carlo
presentando a Pordenonelegge il romanzo che gli ha dedicato.
"Questo libro non volevo neanche scriverlo, ma un mattino mi è
successa una cosa inusuale. Solitamente scrivo soltanto su
commissione, perché in vita mia ho scritto già fin troppo: ma
quel giorno le parole volevano uscire", racconta. "Il funerale
di Carlo, dopo quello di Fellini, è uno dei più grandi che ho
visto a Roma: perché chi ha fatto il cinema popolare è
inevitabilmente entrato nella vita degli altri. Tutti associano
un suo film a una frase, una fidanzata, una serata, un periodo
della propria vita. Tuttora, a distanza di un anno, i tassisti
mi abbracciano quando scendo, i baristi mi offrono il caffè e i
ristoratori la cena per testimoniarmi la loro vicinanza".
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