Parte da Pordenone una nuova
iniziativa contro l'imposizione del velo islamico alle bambine.
A lanciarla è l'associazione Neda Day, costituita nel 2009 da
Taher Djafarizad e Bahrak Dervisci in memoria della studentessa
iraniana uccisa dalla polizia del regime durante una
manifestazione pacifica a Tehran.
Il sodalizio si è reso protagonista, nel recente passato, a
livello nazionale ed europeo, di una serie di attività a favore
dei diritti delle donne nei Paesi soggetti alla legge islamica e
ogni anno assegna due borse di studio a studentesse che si
laureano con una tesi sulla condizione delle donne nella società
attuale.
Oggi, nel giorno dedicato alla lotta contro la lapidazione, Neda
Day lancia una nuova campagna affinché venga vietata
l'imposizione del velo alle ragazze che hanno meno di 14 anni e
per dare nuovo impulso alla sensibilizzazione dell'opinione
pubblica per le sorti della avvocatessa iraniana Nasrin
Sotoudeh, insignita del premio Sacharov dal Parlamento Europeo
nel 2012, ma incarcerata dagli ayatollah per aver assunto la
difesa delle donne in Iran.
Nel 2010 Neda Day, assistita dall'avvocato Bruno Malattia, aveva
impresso una svolta decisiva alla mobilitazione, diffusa anche
in tante città italiane, per evitare la lapidazione di Sakineh
Mohammadi Ashtiani, presentando all'allora responsabile della
politica estera della Unione Europea un dossier che documentava
la tragica situazione della donna e gli abusi perpetrati nei
suoi confronti. (ANSA)
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