I risultati di uno studio sulla
perdita di olfatto e gusto come sintomi del Coronavirus,
condotto dalla Clinica Neurologica dell'Ospedale di Udine e
pubblicato sulla rivista Neurology Clinical Practice, sono stati
posti all'attenzione della comunità scientifica internazionale
dalla American Academy of Neurology. Lo ha annunciato oggi
l'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale con una nota.
"Nell'indagine condotta dall'équipe diretta dal professor
Gian Luigi Gigli durante la prima ondata della pandemia viene
dimostrata l'importanza del monitoraggio dell'olfatto e del
gusto per l'individuazione dei pazienti con infezione da
Covid-19 al suo esordio". L'Asufc ha riferito anche che
Francesco Bax, specializzando della Scuola diretta dal prof.
Gigli e primo autore della ricerca, intervistato dall'American
Academy of Neurology, ha invitato i clinici a "considerare la
perdita di olfatto e di gusto come un indicatore precoce di
infezione, da monitorare attentamente mantenendo il paziente
isolato in quarantena fino a definitiva diagnosi".
Secondo lo studio, quasi i due terzi dei pazienti ricoverati
in marzo per Covid-19 nell'unità non intensiva Covid
dell'Ospedale Universitario Santa Maria della Misericordia di
Udine riferivano di aver perso olfatto e gusto e per il 20% di
essi il deficit olfattivo e gustativo era stato il sintomo di
esordio della malattia, prima ancora che si manifestassero altri
segni. Improbabile dunque, secondo Bax, "che possa essere
l'ostruzione delle prime vie aeree a causare questi sintomi".
Lo studio ha riguardato 93 pazienti (età media 63 anni),
ricoverati in reparti non intensivi del Santa Maria nel marzo
2020: il 63 % aveva riferito perdita di olfatto e di gusto e per
il 20 % i disturbi olfattivi e gustativi avevano preceduto la
restante sintomatologia, perdurando in media per circa 30
giorni. Per Bax "c'è molto di più in gioco di quanto i polmoni
possano dirci". Sul tema il prof. Gian Luigi Gigli ha
evidenziato che "numerosi altri articoli sono stati già
pubblicati su riviste internazionali, con importanti
osservazioni su casi di ictus e poliradicolonevriti acute quali
complicanze dell'infezione da Covid".
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