"Durante la pandemia hanno
iniziato a farsi strada in me, mai come prima di allora, dubbi
sul ruolo della narrazione nella vita odierna, e in particolare
sul suo potere nell'influenzare la percezione della realtà". Lo
ha detto il premio Nobel Kazuo Ishiguro intervenendo in
collegamento a Pordenonelegge, presentando 'Klara e il Sole'
(Einaudi), il suo ultimo libro.
"Ovviamente le narrazioni hanno aiutato moltissime persone ad
affrontare la solitudine causata dal Covid, ma c'è dell'altro:
in questi mesi abbiamo assistito all'accrescimento di due tipi
di verità diametralmente opposte" ha proseguito. "Da un lato la
scienza, con la sua verità basata sui dati, dall'altro una
verità soggettiva, emotiva: se credi abbastanza fortemente che
Trump sia stato vittima di brogli elettorali, quella diventa la
verità. Se dentro di te senti che il Covid è stato creato
dall'uomo per sconvolgere il mondo, quella diventa la verità".
"È allora - ha spiegato lo scrittore - che ho iniziato a
dubitare del mio lavoro di scrittore: ho iniziato a chiedermi da
che parte sto. Scrivere libri non è un'attività fondata sui
dati, ma sui sentimenti: noi autori riusciamo a fare in modo che
la gente creda nel mondo di finzione che costruiamo perché li
controlliamo emotivamente. Mi sono chiesto se ciò che ho fatto
con la mia arte abbia, seppur in minima parte, contribuito a
rafforzare nelle persone l'idea che ciò in cui credono
abbastanza fortemente abbia il diritto ad essere considerata
come una verità".
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