"E' importante avere momenti di
incontro, trovare soluzioni ai problemi e la soluzione non è la
guerra ma tornare al dialogo e costruire cammini di pace. E'
quello che ci hanno insegnato i nostri avi e che continuiamo a
fare aprendoci a un mondo in cambiamento ma che ha bisogno dei
costruttori di pace, aiutando le persone nel momento delle
difficoltà". Ne è convinta Anna Micelli, sindaca di un minuscolo
comune di una vallata friulana, Resia, dove si parla un dialetto
russofono, gemellato con una cittadina non distante da Mosca,
Fryazino, e tuttavia vengono accolti anche profughi ucraini.
Per il momento sono giunti tre profughi dalle zone di guerra,
persone legate a un cittadino ucraino che già lavora a Resia. E
il numero potrebbe aumentare poiché le autorità locali hanno
previsto di poter accogliere fino a una decina di persone.
"Sarebbe bello se arrivasse una famiglia con figli, così aumenta
il numero dei bambini", dice un passante, ricordando che tra
asilo, elementari e medie sono 53 bambini i piccoli che studiano
nel comune, che complessivamente conta meno di mille abitanti.
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