Il cinema, e le arti in generale,
come "ponte" di pace. Parte dal cult del regista-documentarista
sovietico Dziga Vertov, girato nel 1929 nei luoghi oggi
martoriati dal conflitto, l'iniziativa solidale promossa ieri
sera nel giardino del Visionario di Udine. Un iniziativa
spontanea del mondo della cultura, che si è mobilitato, spiegano
gli organizzatori, "per dare un segno di solidarietà attraverso
il cinema" e in particolare attraverso le immagini del film
L'uomo con la macchina da presa, girato tra Mosca e il cuore
dell'Ucraina (Kiev, Odessa, Kharkiv), "in cui il regista
combatte tutto ciò che è messa in scena. Tutto ciò che è
finzione. Tutto ciò che addormenta le coscienze".
Un grande schermo è stato quindi allestito all'esterno del
cinema per gli spettatori che hanno partecipato anche a una
raccolta fondi a favore di Medici Senza Frontiere e del Centro
di accoglienza Balducci di Zugliano (Udine), impegnato a offrire
rifugio ai profughi provenienti dall'Ucraina. A promuovere
l'iniziativa il CEC, il CSS, vicino/lontano, il Teatro Nuovo
"Giovanni da Udine" e Cas'Aupa: "musica, cinema, teatro e arti
performative sono i linguaggi più universali di cui disponiamo -
si legge in una nota - i più diretti. Quelli che azzerano ogni
tipo di lontananza. Quelli che costruiscono ponti dove anche
l'ingegneria fa un passo indietro".
Continuano in Friuli Venezia Giulia dunque le iniziative e
manifestazioni per chiedere la pace. Ieri sera una fiaccolata è
stata organizzata ad Azzano X (Pordenone), mentre nel corso
della giornata presidi contro la guerra sono stati promossi a
Trieste, a largo Barriera, su iniziativa del Comitato Pace e
Diritti Danilo Dolci e a Gorizia in piazza Transalpina,
nell'area condivisa con Nova Gorica (Slovenia), su proposta del
Comitato permanente per la pace.
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