"In Russia la Nato è una sorta di
feticcio che la propaganda governativa sventola in ogni
occasione per poter enfatizzare l'aggressione occidentale nei
confronti del Paese, e quindi qualsiasi suo gesto o strategia
viene in questo strumentalizzato". Lo ha detto oggi a Udine lo
storico russo Sergej Bondarenko, ospite del festival
vicino/lontano, e impegnato dal 2009 in progetti di ricerca per
Memorial International, la ong russa fondata dal Premio Nobel
Andrej Sacharov per mantenere viva la memoria delle vittime
della repressione sovietica, e chiusa di recente per decisione
della Corte Suprema della Federazione Russa.
Il giovane studioso è stato protagonista dell'incontro "La
guerra alla memoria nella Russia di Putin". Bondarenko, che oggi
opera da Berlino, ha raccontato che la chiusura definitiva,
quattro giorni dopo l'inizio della guerra in Ucraina, "ha
interessato la sede internazionale di Memorial a Mosca, quelle
in altre città della Russia continuano il loro lavoro, non senza
preoccupazioni, perché non si sa che cosa accadrà. Certo è
ammirevole che proseguano le attività e un giorno spero di
potermi unire a loro". "Come molti altri ho assistito con
sgomento e incredulità allo scoppio di questa guerra - ha
aggiunto Bondarenko - e credo che per capire questo conflitto
occorreranno decenni di riflessione. Quel giorno, ho comunque
pensato che fosse la fine del mio mondo, del mio lavoro, di
tutto".
Sull'accentramento del potere nelle mani di Putin, Bondarenko
ha sottolineato che "questo è certamente il vero problema e ciò
che lo isola dal resto del mondo, si sta cercando una persona
nella sua cerchia che possa avere un'influenza sulle sue
decisioni, ma credo che per ora non sia possibile trovarla,
dunque la situazione della guerra è tutta nelle sue mani".
Per quanto riguarda il lavoro di Memorial, "quello che manca
di più al momento - ha detto Bondarenko - è il rapporto con il
pubblico, visto che l'accesso è limitato dopo le decisioni prese
dal governo su di noi e le paure che ad esse sono legate". "Lo
stop a Memorial - ha concluso lo storico - è il segno che il
processo di pacificazione con la memoria del passato per la
Russia a un certo punto si è interrotto, e questo è dovuto agli
ostacoli posti dalla politica governativa degli ultimi 15 anni".
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