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Dente di 13mila anni fa svela movimenti cacciatori Nord Italia

Dente di 13mila anni fa svela movimenti cacciatori Nord Italia

Apparteneva a bimbo di 11-12 anni, trovato su Prealpi Friulane

BOLOGNA, 31 maggio 2022, 15:11

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Circa 13mila anni fa, in uno dei ripari delle Grotte di Pradis, nelle Prealpi Friulane, un bambino di 11 o forse 12 anni ha perso un dente da latte. Grazie a quel piccolo dente oggi gli scienziati hanno capito che il gruppo di cacciatori-raccoglitori a cui apparteneva il bambino si muoveva stagionalmente in quella zona con uno scopo preciso: cacciare marmotte. È il cuore della scoperta - pubblicata su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature - che arriva da un gruppo di ricerca guidato dall'Università di Bologna.
    Si tratta della "prima testimonianza diretta delle strategie di mobilità stagionale dei gruppi umani presenti nel Nord Italia durante la fase della cultura epigravettiana, nel tardo Paleolitico superiore", spiega Matteo Romandini, ricercatore al dipartimento di Beni culturali dell'Università di Bologna e direttore del Museo della Grotta di Pradis, tra gli autori dello studio. "Inoltre, il piccolo dente da latte ci ha dato la possibilità di conoscere da vicino le prime fasi della vita del bambino e le condizioni della madre durante la gravidanza, consegnandoci informazioni importanti sulla struttura sociale di un gruppo di cacciatori-raccoglitori dopo l'ultima era glaciale".
    L'altopiano di Pradis, a oltre 500 metri sul livello del mare, nel cuore delle Prealpi Carniche, in provincia di Pordenone, è stato frequentato a più riprese nel corso del Paleolitico superiore e fa parte di una rete di siti preistorici che si sviluppa lungo tutta l'area alpina, attraverso la quale si muovevano diversi gruppi di cacciatori-raccoglitori.
    "Sappiamo che nelle Grotte di Pradis, la quasi totalità dei resti animali venuti alla luce appartiene a una sola specie, la marmotta alpina, ed è proprio tra questi resti che, nel corso della mia tesi di dottorato presso l'Università di Ferrara, ho riconosciuto il dente umano oggetto di questo studio", afferma Nicola Nannini co-autore del lavoro.
   

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