La perdita di Liliana è un dolore
"immenso di un marito che si è trovato a passare, da un momento
all'altro, dalla gioia di un rapporto matrimoniale splendido e
privo di ombre", "alla tragedia di un evento inaspettato, a
quanto di più terribile ci sia per un uomo innamorato". "A oggi,
il mio dolore è più che mai vivo ed alimentato dalla mancata
conoscenza di cosa sia successo". E' quanto scrive in una
lettera, consegnata a Il Piccolo e pubblicata dal quotidiano,
Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, la donna
scomparsa da casa il 14 dicembre scorso e trovata morta tra la
vegetazione del parco dell'ex ospedale psichiatrico del rione
San Giovanni il 5 gennaio.
"Sono trascorsi quasi sei mesi", ricorda, ed è "un mistero
quello che avvolge la scomparsa di mia moglie, dal suo
girovagare per la città prima, al ritrovamento del suo cadavere
poi, che purtroppo non ha ancora trovato risposta da parte
dell'autorità inquirente e che, per la fuga di notizie che
corrono all'esterno, sta alimentando voci, tesi e supposizioni".
Congetture "di quanti non stanno esitando a esternare sospetti
che vorrebbero sbattere me in prima pagina come la presunta
causa di tutto (e in parte, devo dire, ci si è riusciti agli
occhi dell'opinione pubblica nazionale), ma soprattutto stanno
minando la figura di mia moglie, con notizie che, vere o
verosimili che siano, si sarebbero dovute confinare nel più
signorile riserbo". Chiaro, sottolinea il quotidiano, il
riferimento anche ai particolari emersi sul rapporto tra Liliana
e l'amico Claudio Sterpin. Visintin ora attende "con fiducia che
le indagini possano concludersi e dare finalmente risposte".
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