Le aree transfrontaliere possono
essere una opportunità per il mercato del lavoro ma soltanto se
questo e la giurisdizione che le norma è opportunamente
regolamentata. Ne sono convinti sindacati ed esponenti delle
istituzioni intervenuti all'incontro di UnipolSai e Cru
(Consiglio regionale Unipol) Fvg "L'opportunità di sconfinare.
Un'opzione per il lavoro dignitoso e la crescita economica",
che, partendo dal Goal 8 sul lavoro dignitoso dell' Agenda 2030
dell'Ue, si sono soffermati sui problemi e le occasioni delle
zone di confine.
Per il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, "in Europa ci
sono 14/15 città in Europa con una situazione come Gorizia e
Nova Gorica, e complessivamente sono 150 milioni le persone che
vivono in zone di confine", segnalando però che queste "non sono
una opportunità ma un handicap, per questioni giuridiche, spesso
banali". Occorre dunque che le parti si mettano insieme e
chiedano un intervento a Bruxelles. "Se abbattessimo il 20 per
cento degli ostacoli frutto di diverse condizioni giuridiche, il
territorio avrebbe subito il 2 per cento di pil in più, non con
investimenti o altro ma automaticamente", è convinto Ziberna. In
questo senso, Katja Terpin, esperta di mobilità del lavoro tra
Italia e Slovenia e componente CSI del Sindacato Sloveno, ha
esaminato una serie di paradossi per i lavoratori dei due Paesi
che causano grandi disagi e potrebbero essere risolti
facilmente.
Per Luciano Monti, docente di Politica economica nell'Ue, il
paradosso sta nel fatto che la "fuga dei cervelli è più facile
in zone frontiera". Invece, per un Paese come l'Italia, che
"conta 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano,
bisogna trattenerli i giovani: uno su 4 nel 2030 si vedi a
lavorare all'estero".
In questo scenario, per quanto concerne Italia e Slovenia in
particolare, i problemi sono uguali da entrambe le parti:
Roberto Treu, componente CSI del Sindacato Italiano, sottolinea
che "personale sanitario manca in Italia ma anche in Slovenia,
così come figure di alto profilo, con laureati che vanno in
altri Paesi", evidenziando che ad esempio, "la Slovenia importa
anche lavoratori dell' edilizia" e che, forse proprio per queste
analogie, "c'è una collaborazione fraterna tra i sindacati".
In fin dei conti, comunque, è fondamentale che si stia
facendo largo tra i giovani, "un'idea di mobilità che supera il
concetto di confine".
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