"Una serra sulla Luna si potrà
allestire. Il substrato lunare non ha l'aria di essere fertile,
ma ci sono ricercatori che stanno studiando come, mescolandolo
con concimi vari, il più possibile concentrati, si possa
immaginare una serra sulla Luna che dovrà essere coperta, visto
che siamo in una situazione di vuoto. Una serra su terreno
lunare è quindi concepibile, purché il terreno sia migliorato".
Ne è convinto Franco Malerba, primo astronauta italiano che andò
in orbita il 31 luglio 1992 a bordo dello space shuttle
"Atlantis". A 30 anni da quella data, oggi a Trieste,
nell'ambito del ciclo di incontri Mondofuturo durante Trieste
Science+Fiction Festival, ha presentato il suo nuovo libro "Il
cibo nello spazio" (Dedalo).
"Il cibo - ha spiegato a margine della presentazione -
diventerà sempre più un elemento fondamentale dell'esplorazione
dello Spazio perché fino ad adesso ci siamo sempre basati sui
rifornimenti da Terra, ma quando cominceremo a viaggiare verso
la Luna e a creare habitat lunari dovremmo avere una certa
autonomia. Il fatto di studiare sistemi sia dal punto di vista
ingegneristico, delle serre, sia dal punto di vista botanico,
della scelta delle piante giuste, diventa una priorità della
scienza spaziale". Così facendo, ha osservato, "impariamo anche
un'agricoltura più sobria che consuma meno acqua", utile anche
sulla Terra. "A volte potrebbe sembrare indecoroso, visto che
c'è ancora fame sul pianeta Terra, che ci occupiamo
dell'esplorazione di Luna o Marte, ma tutto sommato questo serve
sempre per riportare sulla Terra nozioni utili per la vita di
tutti i giorni". Di questo si parla nel libro, ma anche "delle
piante più adatte". "Gli astronauti sono sottoposti a uno stress
notevole - ha ricordato Malerba - in queste condizioni aumentano
i loro radicali liberi, e quindi scopriamo quali piante sono più
adatte per integrare la loro dieta".
"Stiamo diventando dei dietologici occupandoci di
nutraceutica - ha concluso - ma anche di organolettica, perché
questi pranzi astronautici devono essere gradevoli. Il cibo
finisce per essere una delle gratificazioni durante un volo
spaziale perché siamo confinati, non possiamo abbracciare i
nostri cari, abbiamo un certo numero di stress da sopportare.
Ma, come sulla Terra, il cibo è anche occasione conviviale con i
compagni di viaggio".
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