E' "inaccettabile" che Wartsila fissi una scadenza per la produzione nel sito di Trieste "a tarda primavera 2023": "occorre invece garantire continuitàproduttiva" accompagnando il processo di reindustrializzazione dell'area a tutela dei lavoratori. E' la posizione delle segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm, che oggi hannopartecipato al tavolo sulla vertenza Wartsila al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
"L'azienda - spiega Antonio Rodà (Uilm) - ha proposto di riprendere la produzione nello stabilimento di Trieste fino a primavera inoltrata 2023, ma non ci sono garanzie sul dopo. Se vogliamo andare avanti nel confronto si deve rimuovere la scadenza orientativa di giugno. Wartsila deve accompagnare il processo di reindustrializzazione con la produzione fino a quando non ci sarà un piano chiaro per i lavoratori e il sito di
Trieste". Se il capo di gabinetto Federico Eichman ha parlato di 3 interlocuzioni in corso tra Governo e realtà potenzialmente interessate al sito, ricorda Rodà, "l'azienda ha riferito che l'advisor incaricato avrebbe accolto 5 interessamenti" per l'area. "Su questi due aspetti abbiamo chiesto chiarimenti". I contatti del Governo per il futuro di Wartsila "sono in fase ancora embrionale. Si svilupperanno nel prosieguo della discussione".
"Non si può parlare di scadenze - rincara la dose Marco Relli (Fiom) - l'azienda deve presentare un piano industriale" per i settori che rimarranno operativi aTrieste e "nel frattempo la produzione deve continuare. Di base c'è la salvaguardia dei posti lavoro e dell'industria".
Al tavolo erano presenti l'ad di Wartsila Italia, Michele Cafagna, l'assessore regionale Alessia Rosolen, ma non il ministro Adolfo Urso, riferiscono i sindacati. "Ci auguriamo sia presente la settimana prossima,
quando il tavolo verrà aggiornato. Così da capire se questo sito è considerato dal Governo veramente strategico per il Paese", ha detto Alessandro Gavagnin (Fim). "E' chiaro che Wartsila ha
intenzione di lasciare, ma ha non intenzione di trattare. Al momento abbiamo rigettato la loro proposta", aggiunge Gavagnin. "Oggi non c'erano le condizioni per finire la discussione",
conclude Rodà.
Per l'Usb "la scadenza di giugno è un problema enorme - afferma Sasha Colautti dell'esecutivo nazionale - una pregiudiziale che va rimossa al più presto se si vuole produrre una vera discussione. Come Usb abbiamo richiesto che ci sia una Governance del Ministero che tolga dalle mani dell'azienda la facoltà di decidere su chi andrà reindustrializzare lo stabilimento". (ANSA).