(ANSA) - MILANO, 07 SET - RITA MAZZOLI E MARINA RACCAR
"TRIESTE IN CUCINA" (GUIDO TOMMASI EDITORE, PP. 160, EURO 25) -
Dai fusi di suban al gulash, dagli useleti scampai (in realtà
bocconcini di vitello) alla supa di pedoci, ovvero le cozze. E'
una cucina colorata e multietnica, fra terra e mare, quella che
distingue la città di Italo Svevo e si rincorre nel libro
Trieste in Cucina, ultima uscita dell'editore milanese Guido
Tommasi. Un libro che corre fra terra e mare, nello stretto
tratto di costa triestino e in una tradizione in realtà molto
più ampia, che approda senza soluzione di continuità in Slovenia
e Croazia, quelle che un tempo furono le terre istriane.
Ma la cucina triestina risente di molte più influenze, da
quelle venete della Serenissima a quelle ungheresi e asburgiche.
Ne risulta un mondo nel mondo della cucina italiana, molto ben
raccontato da Rita Mazzoli e Marina Raccar. Un viaggio che tocca
anche i luoghi della città che chiamano la piccola Vienna sul
Mare. Dal porto, alle osterie del centro attraverso caffè,
prosciutti e baccalà, alle sarde fritte. Quante anime ha la
cucina di Trieste!
E poi gli altri simboli della città, anche quelli che non
c'entrano con il cibo. La bora, ad esempio, che sradica gli
alberi e fa volare copi e rami come ricordano le autrici e come
citava Stenthal scrivendo che "Vento forte è quando hai paura
che ti porti via il cappello, Bora è quando hai paura di
romperti un braccio". Ci sono anche i piatti da gustare quando
il vento è forte o quando il freddo punge jota o pasta e fasoi,
immagini e gusti senza tempo di una Trieste che più popolare non
si può. (ANSA).