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Cie Ponte Galeria, tornano labbra cucite

Algerino e tunisino protestano contro condizioni detenzione. Manconi: chiudere i Cie

Continua la protesta dei due immigrati magrebini che da ieri si sono cuciti la bocca per protestare contro le condizioni di permanenza nel Cie di Ponte Galeria. Un algerino di 28 anni e un tunisino di 27 si sono sigillati le labbra, ha riferito il Garante dei detenuti del Lazio e confermato la direttrice della struttura Floriana Lo Bianco.
    L'algerino è nel centro dal 3 luglio, dal 22 luglio il tunisino, già ospite del Cie per un mese a maggio. Proteste analoghe e più numerose nei mesi scorsi.

Lo ha riferito il direttore del centro Floriana Lo Bianco, della Cooperativa Auxilium che lo gestisce. Il giovane tunisino era già stato detenuto a Ponte Galeria per circa un mese fino al 20 maggio scorso, aveva fatto uno sciopero della fame contro le condizioni e i tempi di permanenza nella struttura ed era poi stato rilasciato per mancata proroga del provvedimento. Entrambi hanno diversi precedenti penali e si trovano al Cie perché destinatari di un decreto di espulsione.
Lunedì l'immigrato algerino dovrà incontrare il giudice per la proroga dei 30 giorni di detenzione - ha riferito la direttrice - e intende presentarsi al magistrato con le labbra cucite. Per il suo compagno invece l'appuntamento per l'eventuale proroga è fissato a fine agosto. I due, che non soffrirebbero di patologie psichiche, manifestano tuttavia un disagio profondo.
Al Cie di Ponte Galeria al momento ci sono 86 uomini e 38 donne immigrati.

"A distanza di poco più di sei mesi dalle manifestazioni all'interno del Cie di Ponte Galeria che videro quindici trattenuti cucirsi le labbra, oggi altri due stranieri hanno deciso di far conoscere la loro condizione attraverso il metodo crudele dell'autolesionismo, cucendo le proprie labbra. Due i motivi: la norma che prevede l'espulsione dall'Italia per quegli stranieri che pure hanno scontato interamente la propria pena e pagato il proprio debito con la giustizia italiana; e la persistente condizione inumana e degradante, nonostante la buona volontà degli operatori, del trattenimento all'interno dei centri di identificazione ed espulsione". E' quanto sottolinea Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, lanciando un appello: "I Cie vanno chiusi".
   

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