Dimostrare che ciò che lo ha portato all'addio non è l'affaire scontrini, ma una crisi politica. A questo obiettivo, nelle ore subito precedenti all'attesissima manifestazione dei suoi supporter, sta puntando il sindaco dimissionario Ignazio Marino. Per lui le alternative sul piatto sono due: resistere, nonostante la rottura con il Pd, ritirando le dimissioni, oppure uscire di scena ma a testa alta. "Ho sempre dimostrato rispetto sacrale per la magistratura - chiarisce in riferimento all'indagine sulle spese -. Io ritengo che la politica debba risolvere i suoi problemi all'interno del proprio recinto, la magistratura affronta la questioni di sua competenza nelle sedi appropriate".
Per ora tutti i riflettori sono accesi sulla manifestazione organizzata dai sostenitori del chirurgo dem domani a mezzogiorno in piazza del Campidoglio, per chiedergli di "ripensarci" e restare alla guida della Capitale. "E' un sit-in organizzato dal basso. Il nostro scopo è che Marino ritiri le dimissioni e che non si sovverta il nostro voto - spiega una delle organizzatrici, del gruppo 'Io sto con il sindaco Marino' -. Ad oggi la nostra petizione su change.org ha raggiunto le 52 mila firme. Domani contiamo di riempire la piazza".
Il buon esito della manifestazione potrebbe fare da traino ad un ripensamento del primo cittadino, comunque atteso in piazza. In mattinata, a sorpresa, il primo cittadino partecipa all' inaugurazione dei lavori di riqualificazione di una delle principali arterie di Termini, via Marsala, finiti prima del previsto, anche in vista del Giubileo. "Questo è quello che fa una amministrazione efficiente in un mese. E' un risultato straordinario", rivendica. Resistere? "Sto facendo quello che dice la legge", l'unica sua risposta. Mentre sul commissario del Pd di Roma Matteo Orfini, che di recente lo ha attaccato sulle nomine dell'Auditorium, nessun commento.
Dimissionario o no, per ora l'intenzione di Marino sembra quella di andare in Assemblea Capitolina ad istituzionalizzare la crisi. La convocazione dell'Aula dovrebbe arrivare la prossima settimana. "Siamo in attesa di vedere cosa dirà Marino al Consiglio comunale - apre Nichi Vendola da Sel -, ma si è creato un cortocircuito, vediamo se dimostrerà che c'è stato un complotto dei poteri forti". Per evitare 'colpi di scena' tra i consiglieri dem, in tanti nel Pd preferirebbero trovare il bandolo della matassa fuori dall' Aula, in un chiarimento diretto tra il sindaco e il suo partito. Ma secondo alcuni rumors il premier Matteo Renzi sarebbe disposto ad un dialogo con il sindaco solo dopo la sua decadenza, ad oggi fissata al 2 novembre.
Se l'inquilino del Campidoglio, invece, arrivasse a ritirare le sue dimissioni, diversi assessori dem (in prima fila quelli arrivati nell'infornata di quest'estate) sarebbero pronti a lasciare. C'è chi parla di otto-nove defezioni pronte su dodici persone in giunta. E nel limbo di Palazzo Senatorio, a cascata, c'è chi ipotizza persino una giunta nuova di zecca guidata da Marino. Tra le armi che potrebbe sfoderare il Partito Democratico per far desistere il sindaco 'marziano', oltre a quella politica della mozione di sfiducia, ci sono ancora le dimissioni in massa degli eletti o la bocciatura del bilancio a fine anno. Insomma, a una settimana dalla presunta fine dell'era Marino, la partita è ancora tutta da giocare.